VEZZA D'ALBA - Un sistema di appalti e favori su misura per gli “amici” nell’inchiesta sui due sindaci del Roero

Oltre agli amministratori di Vezza e Montaldo è indagato anche l’ex primo cittadino di Santo Stefano Roero Renato Maiolo, già arrestato per reati analoghi nel 2021

Redazione 14/12/2022 19:33

Due sindaci e un vicesindaco ai domiciliari, insieme a cinque funzionari e professionisti. È un terremoto politico quello che scuote il Roero dopo l’operazione Feudo 2 della Guardia di Finanza di Cuneo. Gravi i reati ipotizzati a vario titolo a carico dei 14 indagati: corruzione, truffa aggravata allo Stato, turbativa d’asta, falso materiale e falso ideologico.
 
Tra gli otto arrestati Carla Bonino e Giuseppe Steffanino, rispettivamente sindaco e vicesindaco di Vezza d’Alba, e Fulvio Coraglia, primo cittadino di Montaldo Roero. Analoga misura è stata disposta per i responsabili dei servizi finanziari e dell’ufficio tecnico del comune di Vezza, per due professionisti e per un imprenditore. Oltre a loro sono indagate altre sei persone, fra cui l’ex sindaco di Santo Stefano Roero Renato Maiolo e una dipendente della stessa amministrazione, ora interdetta dagli uffici. L’indagine è scaturita proprio dall’arresto di Maiolo nel luglio del 2021, per reati analoghi. Nel mirino l’ormai disciolta Unione dei Comuni del Roero, tartufo e Arneis di cui facevano parte i tre centri.
 
Le fiamme gialle, coordinate dalla Procura di Asti, parlano di “un articolato, pervasivo e ben consolidato sistema fraudolento di gestione della cosa pubblica”, volto all’assegnazione di appalti e consulenze a professionisti e imprenditori “amici”. Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria ha passato al setaccio i bilanci degli enti locali dell’ultimo decennio. Le irregolarità più gravi a Vezza d’Alba, dove i funzionari comunali avrebbero annotato crediti falsi, con la connivenza del sindaco, al fine di chiudere gli esercizi finanziari in positivo.
 
Secondo i finanzieri, gli amministratori non intascavano denaro ma erano disposti, per tornaconto politico, a chiudere gli occhi su spese gonfiate e lavori talvolta inutili. A loro volta i professionisti favorivano imprese compiacenti che, in cambio, avrebbero acquistato da aziende a loro riconducibili i materiali da impiegare. Uno “scambio” di questo genere sarebbe emerso per esempio nell’ambito dei lavori di installazione di dispositivi per il rilevamento acustico, eseguiti per conto dell’Unione del Roero. In un altro caso una serie di interventi da realizzare presso la scuola di Vezza d’Alba erano stati “spacchettati”, in modo da evitare il bando. I vari appalti erano stati affidati con assegnazione diretta a un’impresa “amica”.
 
Dagli atti emerge, nel complesso, un danno erariale quantificato in un milione e mezzo di euro. Il Tribunale ha accolto perciò la richiesta di sequestro di beni equivalenti a carico degli indagati.

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