SANTA VITTORIA D'ALBA - Un’impresa familiare di spaccio riforniva Alba e Bra, anche dal carcere di Cuneo

Due fratelli albanesi di 35 e 36 anni, insieme a mogli e cognati, preparavano le confezioni per i pusher di strada: i clienti pagavano fino a mille euro per le dosi

Redazione 23/09/2022 17:46

È una vera e propria “azienda a conduzione familiare” quella che la Squadra Mobile di Asti ha sgominato lo scorso 15 settembre portando a termine l’operazione “Bad Boys”. Questa singolare “impresa”, infatti, si dedicava allo spaccio di cocaina in un territorio esteso da Bra e Alba fino all’Astigiano.
 
L’operazione coordinata dalla Procura di Asti ha portato all’ordinanza cautelare in carcere, emessa dal gip, nei confronti di quattro cittadini albanesi di età comprese tra i 20 e i 36 anni. Altre otto persone sono state sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tutto nasce nel 2020 quando, dopo una serie di arresti in flagranza e custodie cautelari per spaccio nell’Astigiano, gli investigatori sono arrivati a individuare un gruppo di giovani pusher albanesi che si muovevano nelle zone di Alba, Bra e Santa Vittoria d’Alba, tutti comuni rientranti nell’ambito di competenza della Procura astigiana.
 
I giovani facevano parte di un sodalizio criminale albanese nel quale emergevano le figure di due fratelli di 35 e 36 anni. Insieme alle rispettive mogli, nonché a due cognati, si dedicavano all’attività di occultamento, detenzione, fornitura e spaccio di cocaina, rifornendo il nipote e altri soggetti ventenni con quantitativi di 1 etto ogni volta. A loro volta questi distribuivano “al dettaglio” sulle piazze di Asti, Alba e Bra, consegnando i proventi dello spaccio ai due fratelli. Gli indagati principali prelevavano presso i nascondigli il denaro contante per acquistare 1-2 chilogrammi di cocaina alla volta, pagata circa 35 euro al grammo, dopodiché una parte la dividevano in confezioni da un etto, avvolti con cellophane e nastro isolante. Le confezioni venivano nascoste in barattoli di plastica sotterrati, con all’interno del riso utile ad assorbire l’umidità, quindi prelevate una alla volta per rifornire i loro pusher. Un’altra parte la confezionavano in dosi da 5 e 10 grammi, per i clienti più facoltosi, ai quali cedevano la sostanza per cifre fino a 1.000 euro ogni volta. Queste dosi “deluxe” erano occultate in barattoli più piccoli di vetro con il riso. I pusher da strada, invece, prendevano la cocaina dai due fratelli a 60 euro al grammo e la tagliavano e dividevano in dosi da 1 grammo, che spacciavano poi alla clientela abituale per cifre da 70 a 90 euro in base alla quantità ordinata.
 
A sorprendere gli inquirenti è stata la scoperta che uno dei due fratelli riusciva a gestire gli “affari di famiglia” anche dalla Casa Circondariale di Cuneo, dove era detenuto per il reato di spaccio di cocaina, e successivamente da casa, una volta sottoposto agli arresti domiciliari. Da qui impartiva disposizioni ai giovani pusher per la distribuzione al dettaglio e per l’acquisto della droga, nonché per il recupero dei crediti. Tra i clienti indietro con i pagamenti vi era un ristoratore, presso il cui locale il giovane nipote, con altri pusher, era solito recarsi a mangiare e bere, senza pagare. In diverse occasioni gli spacciatori avevano prelevate bottiglie di vino di valore che poi erano state scalate in parte dal debito.
 
Gli indagati sono stati osservati dagli investigatori e ripresi dalle telecamere installate mentre prelevavano e depositavano la cocaina nei vari barattoli, alcuni dei quali individuati grazie a impegnative battute di ricerca nelle campagne e vigne di Santa Vittoria d’Alba e Bra. Qui le forze dell’ordine hanno individuato una partita di cocaina pura di circa 1,2 kg, partizionata in etti. La droga era stata nascosta in uno dei soliti barattoli di plastica sotterrata in un punto del terreno, esteso per centinaia di ettari, nei pressi dell’abitazione degli indagati. Solo grazie all’acume investigativo degli agenti si è risaliti al tesoro della banda: per riuscirci, i poliziotti hanno sfruttato il terreno bagnato dopo una giornata di pioggia in modo da seguire le orme degli indagati sulla sponda del bosco. Anche in quel difficile scenario venivano installate telecamere che riprendevano uno dei due fratelli recarsi ai barattoli, compreso quello contenente l’ultima ingente partita già confezionata in etti. Oltre al sequestro di 1,3 kg di cocaina, nell’ambito dell’indagine, complessivamente, sono state monitorate cessioni di cocaina per altri 1,4 kg, ed ulteriori 2 kg acquistati e nascosti nelle campagne. Dalle analisi svolte sulla sostanza sequestrata, si è accertato che complessivamente potevano essere ricavate 21.300 dosi da immettere sul mercato al dettaglio, per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro.
 
Nel corso della fase esecutiva, la Squadra Mobile astigiana si è avvalsa della collaborazione delle Squadre Mobili di Torino, Alessandria, Cuneo, Novara e Vercelli, oltre che del Reparto Prevenzione Crimine di Torino e di due unità Cinofile della Questura di Genova e Torino. Un ingente dispiegamento di uomini e mezzi ha permesso di eseguire dieci misure cautelari nei confronti degli indagati, oltre che, con l’ausilio di personale tecnico munito di sofisticati metal-detector, di rintracciare altri barattoli pieni di cocaina nascosti nel terreno. Nel dettaglio, nella fase esecutiva, si è proceduto al sequestro di 2 proiettili e di un altro etto e mezzo di cocaina pura (da cui si sarebbero potute ottenere circa 700 dosi, per un profitto di circa 56.000 euro), oltre al sequestro di circa 1000 euro in contanti e al rintraccio di altri due barattoli grandi in plastica, identici a quello utilizzato per sotterrare la partita da 1,2 kg di cocaina poi sequestrata.

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