BOVES - A petto nudo in strada insultò i carabinieri, condannato un bovesano

In aula l’imputato si è scusato e ha parlato di “uno sfogo di rabbia inutile”, dovuto a gravi problemi in famiglia. Ma questo non gli ha evitato la sanzione

a.c. 02/02/2023 16:05

È stato condannato a quattro mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale, il bovesano che nel novembre del 2020 venne denunciato per resistenza a pubblico ufficiale dai carabinieri di Borgo San Dalmazzo.
 
Una pattuglia era accorsa su richiesta della ex compagna dell’imputato. Si segnalava il fatto che l’uomo, in preda all’ira, avesse rotto un vetro dell’abitazione dei suoceri e continuasse ad aggirarsi nei paraggi dell’abitazione di lei con fare minaccioso. Il giovane era stato in effetti trovato in mezzo alla strada, a torso nudo. Un appuntato intervenuto ha raccontato di aver dovuto fermare l’auto di servizio, perché il soggetto lo ostacolava e gli bloccava anche l’uscita: “Ci invitava a scendere dicendo che ci avrebbe picchiati e minacciava di tagliarci la gola”. Le provocazioni erano continuate all’arrivo di una seconda pattuglia di rinforzo, inviata da Limone: “Voi pensate di fare i furbi? Vi picchio e vi ammazzo anche a voi” aveva detto l’uomo ai militari sopraggiunti. A uno di loro, allora 24enne, si era rivolto in particolare dicendogli “tu cosa credi di fare? Hai diciotto anni, con uno schiaffo ti ribalto”.
 
Minacce di analogo tenore sarebbero state rivolte in seguito ai componenti dell’équipe sanitaria del 118, un medico e un’infermiera sopraggiunti con l’ambulanza. Solo dopo parecchio tempo, riferiscono i carabinieri, l’imputato si era calmato e aveva posto le sue scuse per quanto accaduto. “C’erano un po’ di tensioni familiari dovute alle condizioni di salute di mia figlia. Ho avuto problemi in seguito a questo e alla perdita del lavoro, poi sono andato in cura” ha spiegato in aula l’accusato, descrivendo il suo comportamento come “uno sfogo di rabbia fine a sé stesso e abbastanza inutile”.
 
Per lui il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a tre mesi di reclusione, ipotizzando una parziale incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti. Il giudice Giovanni Mocci gli ha accordato il beneficio della sospensione della pena.

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