BORGO SAN DALMAZZO - È accusato di aver picchiato la mamma invalida: il pm chiede quattro anni di carcere

Una vicenda di degrado e difficile convivenza familiare ha portato a processo un 46enne di Borgo San Dalmazzo: “Mi sono sempre preso cura di lei” replica

a.c. 17/05/2022 16:20

È una triste vicenda familiare quella che il tribunale di Cuneo si trova a vagliare in un caso che vede imputato un figlio per le presunte violenze sulla madre invalida.
 
L’uomo, un 46enne di Borgo San Dalmazzo con trascorsi di tossicodipendenza e precedenti penali, è accusato di aver picchiato la mamma sia quando lei era stata ospite in casa sua, sia mentre conviveva con il padre naturale. Con quest’ultimo il rapporto è ancora più difficoltoso: solo in anni recenti l’anziano si è riavvicinato al nucleo familiare. Nei suoi confronti il 46enne deve rispondere anche di minaccia, per una frase proferita nel corso dell’incidente probatorio.
 
I fatti per cui è finito a processo però risalgono al periodo compreso tra il 2019 e il 2020. In un’occasione, era stata la madre stessa a chiamare le forze dell’ordine perché spaventata dalla reazione di suo figlio: “Diceva che il figlio, in stato di alterazione, aveva intenzione di recarsi a casa del padre per ‘spaccare tutto’ e malmenare il genitore” ha raccontato il maresciallo capo Pablo Damian Perlo, della stazione carabinieri di Vinadio. Il presunto obiettivo della “spedizione” era stato trovato incolume a casa sua.
 
Nei confronti della mamma, costretta all’immobilità pressoché totale, si denunciano invece episodi di lesioni e maltrattamenti. “Personalmente non ho mai assistito ad atti di violenza in quella casa” racconta un amico di famiglia, che però aggiunge: “In un’occasione avevo visto che aveva lividi addosso, lei affermava di essere caduta ma il marito sosteneva che fosse stato suo figlio a picchiarla. Lui del figlio ha sempre avuto paura: mi rivelò di dormire con i vestiti e le scarpe addosso, in modo da potersene andare via subito se ci fosse stato bisogno. Era terrorizzato”. Circa la presenza di lividi sul corpo della donna, il pubblico ministero Gianluigi Datta ha ricordato in sede di discussione altre testimonianze: un carabiniere intervenuto presso l’abitazione, ad esempio, riferiva di aver visto un segno sul collo dell’anziana. In quella stessa occasione, lei aveva domandato di essere portata via: “L’imputato aveva afferrato un martello e aveva preso a inveire contro la madre, terrorizzata, insultandola e minacciandola di non farla mai più rientrare”.
 
Anche un’altra teste dell’accusa ha affermato di aver notato un livido sul volto della donna e un altro sulla mano, in un’occasione: lei li avrebbe attribuiti all’aggressione del figlio, salvo cambiare versione in seguito e riferirsi a una caduta. Circa i problemi di convivenza tra i due si erano espresse un’infermiera dell’ospedale di comunità di Demonte, presso il quale l’anziana era stata ricoverata per un periodo, e una oss che la assisteva a domicilio. “Nessun dubbio riguardo alle lesioni, refertate in ospedale. C’è anche un audio nel quale la madre dice di avere paura del figlio” ha concluso il procuratore, chiedendo una condanna a quattro anni di carcere: “Si comprende la situazione di particolare disagio dell’imputato, dovuta al fatto di aver vissuto in un ambiente familiare difficile e a un passato di abuso di stupefacenti”.
 
L’accusato, dal canto suo, ha negato ogni addebito e ricordato che la madre aveva vissuto in casa sua per altri sei mesi, dopo la denuncia. Il suo difensore, l’avvocato Giulia Dadone, ha sottolineato come l’uomo “si sia preso cura di lei, pur con i limiti e le problematiche del caso. Non solo occupandosi della spesa ma di tutto ciò che occorre fare per un soggetto non autosufficiente”. Diverso il caso del padre: “Ha fatto la sua comparsa solo qualche anno fa, perché senza soldi e alcolista. Contro di lui pende una denuncia per maltrattamenti da parte della stessa persona offesa e ci sono precedenti penali”. L’accesso della mamma al pronto soccorso, ha puntualizzato il legale, non avrebbe documentato ecchimosi o maltrattamenti di sorta.
 
Il 30 maggio il giudice emetterà la sentenza nei confronti dell’accusato.

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