CUNEO - Amianto alla Michelin, nuova assoluzione per due ex direttori

Le accuse di omicidio colposo riguardavano la morte per tumore di un operaio. A Cuneo è il settimo processo di questo tipo contro l’azienda francese

a.c. 19/07/2019 17:44


Si è chiuso davanti al tribunale di Cuneo l’ultimo capitolo - almeno per ora - nella lunga vicenda processuale legata alla gestione dello stabilimento Michelin di Cuneo tra gli anni Settanta e Novanta.

L’ormai 94enne G.B., direttore dell’impianto tra il 1979 e il 1987, e il 75enne R.M., al vertice dal 1987 al 1994, erano chiamati a giudizio per omicidio colposo in seguito alla morte dell’operaio cuneese Luciano Dalmasso, deceduto per un tumore al polmone durante il suo ultimo anno di lavoro nell’azienda.

La Procura ipotizzava che a causare la morte dell’uomo fosse stata la respirazione di fibre di amianto e idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) sprigionati dalla combustione delle gomme: rischi dei quali non sarebbe stato avvisato dalla direzione sebbene le sue mansioni lo esponessero al pericolo. Il giudice Marco Toscano ha ritenuto invece che la malattia del lavoratore non fosse imputabile alle condizioni ambientali della fabbrica di Ronchi e ha assolto i due ex direttori.

È il settimo processo per morti o lesioni legate a presunte malattie professionali tra gli operai Michelin che si celebra a Cuneo. Il 10 luglio dell’anno scorso gli stessi G.B. e R.M., insieme ad altri due ex direttori dello stabilimento nel periodo compreso tra il 1974 e il 2004, erano stati assolti dallo stesso giudice in relazione alla morte di cinque ex lavoratori e alla malattia di altri quattro.

Fino ad ora tutte le sentenze nei confronti dei vertici aziendali sono state di assoluzione, con due sole eccezioni. Il verdetto di condanna del 20 dicembre 2008 riguardava la morte per mesotelioma di Giuseppe Politano, avvenuta nel 2001. In quell’occasione il giudice Sandro Cavallo aveva condannato per omicidio colposo G.B. e R.M. insieme a un terzo imputato, G.C., che fu direttore dal 1970 al 1979, quantificando in 111mila euro il risarcimento da versare alla famiglia di Politano. Nel 2011, tuttavia, la Corte d’Appello di Torino aveva dichiarato l’intervenuta prescrizione, pur confermando il giudizio di primo grado.

Nel caso della morte di Bruno Tallone, addetto alla centrale termica dello stabilimento fino al 1994, era stata invece la Cassazione nel 2012 ad annullare con prescrizione la condanna per omicidio colposo di G.B. e R.M., sostenendo che non fosse stato accertato se l’ademocarcinoma polmonare sviluppato dall’operaio fosse conseguenza dell’amianto o del fatto che il defunto era anche un fumatore. Rilevando la differenza tra le patologie unicamente imputabili all’amianto, come l’asbestosi, e quelle multifattoriali, la Suprema Corte in quell’occasione aveva stabilito che non fosse possibile riscontrare un nesso causale diretto tra la malattia e l’esposizione all’amianto.

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