CUNEO - Argini di Stura, solo una condanna nel processo per frode al Comune di Cuneo

Dove avrebbero dovuto trovarsi massi ciclopici c’erano ciottoli e sabbia: nella truffa sui lavori a Ronchi coinvolta un’azienda della ‘ndrangheta

Andrea Cascioli 10/12/2019 17:28

Si è chiuso con una condanna e quattro assoluzioni il processo per frode nelle pubbliche forniture, falso ideologico e truffa aggravata ai danni del Comune di Cuneo che coinvolgeva due imprese edili, la salernitana Madonna costruzioni srl e la reggina Icop srl, e lo studio ingegneristico HyM di Torino.
 
Il giudice ha condannato a un anno di carcere e mille euro di multa il geometra Domenico R., rappresentante della Icop srl, ritenuto di fatto il responsabile dei lavori sebbene non ricoprisse alcuna carica nel cantiere. Il geometra dovrà inoltre risarcire in giudizio civile i danni provocati al Comune di Cuneo, danni che i responsabili dello studio HyM avevano invece già liquidato in cambio della rinuncia alla costituzione di parte civile. Assolti da tutte le accuse i coimputati: lo stesso ingegner Aldo D. dello studio HyM di Torino, autore del progetto preliminare e direttore dei lavori, il suo collaboratore Domenico R., il direttore tecnico del cantiere Amedeo D’U. e sua sorella Giuseppina, titolare della Madonna Costruzioni srl.
 
Il procedimento nasce dalle irregolarità riscontrate nei lavori di difesa spondale sul fiume Stura commissionati dall’amministrazione comunale. Lavori che erano stati realizzati tra il settembre 2013 e l’aprile 2014 e che sarebbero dovuti servire a difendere l’abitato di Ronchi dalle alluvioni, collocando lungo il greto una serie di massi ciclopici ingabbiati da strutture metalliche.
 
Peccato che quelle opere erano state eseguite tutt’altro che ‘a regola d’arte’. La Guardia di Finanza se n’era accorta fin dai primi sopralluoghi. Già allora si era potuto constatare un parziale collasso dei cinque ‘pennelli’ posti sulla sponda sinistra del fiume: i ‘pennelli’ avrebbero dovuto essere realizzati con massi ciclopici, mentre in realtà erano stati riempiti di ciottoli, sabbia e materiali di risulta. Anche la scogliera posta a valle del viadotto autostradale, poi, presentava alcune evidenti criticità.
 
Nella sua requisitoria il pubblico ministero Giulia Colangeli aveva parlato di un’opera “destinata a perire naturalmente perché l’azione dell’acqua avrebbe fatto sì che questo complesso di massi, di dimensioni inferiori a quelle previste, cadesse su se stesso”, chiedendo la condanna per tutti gli imputati.
 
La Madonna Costruzioni srl, insieme a un’altra azienda edile del Salernitano, si era aggiudicata l’appalto da 800mila euro finanziato dalla Regione Piemonte su richiesta del Comune di Cuneo. Ma a subentrare ‘di fatto’ nella direzione del cantiere e nell’esecuzione delle opere era stata la Icop, una ditta di Antonimina (Reggio Calabria) il cui ex titolare, Massimo Siciliano, è stato arrestato nel 2014 e condannato a 10 anni e 8 mesi per associazione mafiosa. Insieme a lui è finito in carcere, con una condanna di 14 anni, il suocero Nicola Romano, ritenuto il capo della ‘locale’ di ‘ndrangheta ad Antonimina.

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