CUNEO - Assolto un 30enne accusato di pedofilia dalla ex: aveva inviato un video porno a sua figlia 13enne

L’accusa iniziale era di aver compiuto atti sessuali con la ragazzina. Ma lei ha negato ogni contatto e i giudici hanno ritenuto insussistente anche l’altra imputazione

a.c. 01/07/2020 18:47

 
È stato assolto perché il fatto non sussiste un trentenne residente nel Cuneese che nell’estate del 2018 si era trovato a rispondere dell’accusa di aver abusato di una ragazzina di 13 anni, figlia della sua ex compagna.
 
La vicenda traeva origine dalla denuncia presentata dalla madre della presunta vittima, in seguito costituitasi come parte civile con l’avvocato Cinzia Mansueta Mureddu: la donna aveva raccontato di aver visto in un’occasione il suo ex vicino al letto della figlia, intento a baciarla e palparla nelle parti intime mentre lei era addormentata. In aula però era stata proprio la giovanissima, oggi 15enne, a smentire la ricostruzione: secondo quanto ha dichiarato ai giudici, l’ex compagno di sua madre si trovava nella sua stanza solo perché la sera prima gli aveva chiesto di svegliarla a una certa ora. Anche il nonno di lei, sentito come teste, confermava la circostanza.
 
Alla luce di queste risultanze il sostituto procuratore Carla Longo aveva chiesto l’assoluzione del 30enne dall’imputazione più grave, ma gli aveva contestato un altro episodio a sfondo sessuale. In un’occasione, infatti, l’uomo avrebbe inviato sul cellulare della giovane un video pornografico, a suo dire su insistenza dell’adolescente che voleva sapere cosa lui stesse guardando sul proprio telefonino.
 
Questa successiva accusa di corruzione di minorenne, tuttavia, è stata ritenuta insussistente dai giudici del collegio presieduto da Marcello Pisanu. L’avvocato Fabrizio Di Vito, difensore dell’imputato, si è detto “molto soddisfatto della sentenza assolutoria perché restituisce dignità e rende giustizia al mio assistito, nel lungo calvario giudiziario, per un’accusa estremamente grave. Attendo, in ogni caso, di conoscere le motivazioni della sentenza”.

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