CUNEO - Atti sessuali con la nipote adolescente, condannato un 35enne

Dopo uno scambio di immagini e video erotici lo zio aveva approfittato della ragazzina 14enne, infatuatasi di lui in un periodo di particolare fragilità

a.c. 06/11/2019 19:42

Nasce dall’annullamento da parte della Cassazione di una precedente sentenza di patteggiamento davanti al gup il processo contro un 35enne di nazionalità albanese, accusato di atti sessuali con una minorenne.
 
I fatti erano avvenuti nel luglio 2014 in un centro a pochi chilometri da Cuneo, coinvolgendo la nipote allora 14enne dell’uomo. Quel pomeriggio la ragazzina si era recata a casa dell’imputato per incontrare sua zia, che doveva sottoporre a un trattamento estetico. Approfittando di una breve assenza della moglie l’uomo aveva intrattenuto una serie di contatti sessuali con l’adolescente. Nella stessa abitazione erano presenti in quel momento anche altri due minori, il figlio dell'imputato e il nipotino più piccolo.
 
Già nei giorni precedenti la 14enne aveva inviato allo zio foto e video che la ritraevano in scene di autoerotismo: “Avevo un rapporto normale con lei e non so perché mi avesse inviato quelle immagini” ha dichiarato in tribunale il 35enne, ammettendo solo “contatti fugaci” con la giovane. L’accusa gli ha contestato quattro episodi specifici, uno dei quali sarebbe avvenuto nel garage dell’abitazione.
 
“Mia nipote si confidava molto con me, a volte mi telefonava piangendo. Era abbastanza insicura del suo corpo e si vedeva brutta” ha raccontato la zia, confermando di essersi allontanata solo per qualche decina di minuti e di non aver notato niente di strano nel comportamento della ragazzina quando era tornata. La donna ha detto di essere stata al corrente del fatto che la nipote e il marito si contattassero con una certa frequenza ma di non aver sospettato che potesse esserci altro, fino a quando l’adolescente aveva confessato tutto ai genitori. In quel periodo di particolare smarrimento, peraltro, lo zio non era il solo uomo adulto a dedicarle attenzioni improprie: “Diceva che le arrivavano messaggi su Whatsapp da sconosciuti e non capiva perché, dato che non aveva lasciato il suo numero su nessuna app o chat”.
 
Il pm Carla Longo ha contestato il reato di atti sessuali con minorenne e non la violenza sessuale perché fin dall’inizio si era escluso che vi fosse stata costrizione: “Il fatto che sia stata lei stessa ad inviare foto e video a contenuto erotico, allo zio come ad altri uomini, non giustifica la condotta dell’imputato ma è un elemento sintomatico”. È emerso infatti che in quel periodo “la giovane viveva problemi di adattamento scolastico e contrasti con i genitori, spingendosi a un utilizzo disinvolto dei mezzi telematici”.
 
Dalla difesa è giunta una piena ammissione in merito alle accuse, tranne l’episodio nel garage: “Fatti gravissimi che tuttavia sono la spia di una problematica preesistente, rispetto alla quale l’imputato ha solo una parte di responsabilità”. Nello stesso periodo, ha sottolineato il difensore, “un altro uomo adulto le scriveva chiedendole se avesse mai visto il pisellino del fratello minore e invitandola a praticare atti sessuali con lui: questo è uno spaccato di ciò che ha attraversato”.
 
La parte civile, rappresentante dalla ragazza e dei suoi genitori, ha contestato la scelta del pubblico ministero di ritenere prevalenti le circostanze attenuanti, formulando una richiesta di pena finale di un anno e quattro mesi: “La famiglia ha subito devastanti conseguenze e quello che sconcerta è che un adulto, suo parente stretto, non abbia sentito l’esigenza di comunicare episodi che denunciavano un disagio grave ed esponevano la ragazzina a rischi che i genitori non potevano immaginare”.
 
Al termine della camera di consiglio i giudici collegiali hanno condannato l’imputato per tre dei quattro episodi ascrittigli, stabilendo la pena di un anno e sei mesi di carcere con sospensione condizionale.

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