CUNEO - Autista morì investito sul piazzale della Michelin di Ronchi: l’azienda non è responsabile

Il tribunale ha assolto con formula piena l’allora direttore dello stabilimento e un dirigente. Erano chiamati a rispondere della morte di un camionista 62enne

a.c. 02/04/2021 16:30

 
Nessuna responsabilità dei dirigenti della Michelin nell’investimento mortale dell’autista Salvatore Migliore. Lo ha stabilito stamani il tribunale di Cuneo assolvendo con formula piena l’allora direttore dello stabilimento di Ronchi e attuale amministratore delegato della multinazionale in Italia, S.M., e l’ingegner G.C. che svolgeva funzioni di responsabile della manutenzione interna.
 
Il 62enne Salvatore Migliore, camionista originario di Pisa e dipendente di un fornitore esterno, era stato investito da un tir in manovra il 7 marzo 2016. Insieme a un collega si era recato a prendere un caffè nel punto ristoro sul piazzale di scarico e si accingeva a tornare verso il suo camion, quando uno Scania guidato da un autista polacco lo aveva travolto e trascinato per otto metri: sarebbe deceduto il giorno seguente al CTO di Torino. Dai rilievi è emerso come sia l’investitore che la sfortunata vittima avessero commesso evidenti imprudenze. Al camion mancava uno specchietto laterale e un pianale collocato sul cruscotto limitava in parte la visibilità del conducente. Migliore invece stava percorrendo il piazzale lontano dall’attraversamento pedonale e stando alle testimonianze del collega e di altri presenti si sarebbe distratto guardando il cellulare. L’autista dello Scania e il suo datore di lavoro hanno poi patteggiato una condanna.
 
La Procura riteneva tuttavia che alcune presunte inadempienze della Michelin avessero concorso a determinare l’incidente. In particolare, all’indomani della tragedia lo Spresal aveva segnalato lo stato di usura delle strisce pedonali sul piazzale e la mancata separazione dei percorsi riservati ai pedoni. Su queste basi il pubblico ministero Carla Longo ha sostenuto l’accusa di omicidio colposo, precisando tuttavia che “l’organizzazione interna di Michelin è tale per cui le condotte contestate non si possono ascrivere direttamente al direttore di stabilimento S.M., in forza della delega che aveva concesso a G.C. sulla manutenzione”. Nessun dubbio sulla dinamica e sulle responsabilità tanto dell’investitore quanto della vittima, ha precisato il sostituto procuratore, nondimeno il rischio di investimento si sarebbe dovuto minimizzare: “G.C. dice che nessuno gli ha segnalato nulla: al momento dell’infortunio era però già in carica da due anni e mezzo e in quel periodo, ammette, non era stato fatto alcun intervento di manutenzione sul piazzale”. Per il solo G.C. la Procura aveva quindi chiesto la condanna a sedici mesi di carcere.
 
Per la difesa dell’allora responsabile della manutenzione, l’avvocato Daniele Alberi ha ricordato come anche quest’ultimo avesse delegato una persona alla manutenzione di fabbricati e strade interne allo stabilimento: “È chiaro peraltro che la segnaletica fosse visibile. Nessuna norma di legge impone di separare i percorsi pedonali e questo comunque non avrebbe cambiato nulla”. Lo stesso consulente della Procura, ha ricordato il legale, “attribuisce l’incidente a una distrazione del conducente e afferma che le regole prescritte da Michelin fossero ben note, senza menzionare ulteriori responsabilità”. Gli avvocati Alessandro Ferrero e Giovannandrea Anfora, difensori di S.M., hanno a loro volta sottolineato i profili di colpa già emersi: “Migliore era un autista di camion esperto - ha ricordato Ferrero - ed era già stato una settantina di volte in Michelin. C’è stato un deliberato allontanamento dalle strisce da parte sua e un’assoluta negligenza del camionista”. Se la valutazione del rischio da parte di Michelin è stata giudicata corretta, ha ripreso il collega Anfora, “non si comprende perché sia stata contestata una violazione delle norme”.

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