CARAGLIO - Botte tra vicini a colpi di pala, falcetto e bastone: condannati in tre

Le tensioni tra una famiglia di italiani e un vicino marocchino in un condominio di Caraglio sfociarono nel violento confronto con armi improprie

a.c. 12/01/2021 17:52

 
Sarebbe stato il rumore proveniente da uno degli alloggi a scatenare la zuffa scoppiata il 19 maggio 2020 tra due famiglie di inquilini delle abitazioni Atc di via Brofferio, a Caraglio.
 
Nell’orto del caseggiato si erano affrontati da una parte gli italiani F.A. e C.A., padre e figlio all’epoca di 59 e 20 anni, dall’altra il 47enne maghrebino M.H. spalleggiato da M.A., suo amico e connazionale. A vario titolo i quattro si sono poi trovati a rispondere di rissa, lesioni personali sia tentate che aggravate in concorso, porto di armi improprie, resistenza a pubblico ufficiale e minacce.
 
Tra F.A. e M.H., inquilini dello stesso stabile, le tensioni erano già da tempo alle stelle: colpa - sostiene quest’ultimo - del fatto che “i miei vicini non rispettavano nessuno. La signora lavorava in casa e dall’alloggio venivano rumori tutto il giorno. Ho chiamato quattro volte i carabinieri per questo motivo e mi sono rivolto anche all’Atc, poi ho cambiato casa”. Un banale diverbio legato alla presenza di biciclette nell’androne sarebbe stato sufficiente, quel giorno, a portare i due alle vie di fatto.
 
Al loro arrivo gli uomini dell’Arma avevano trovato F.A. che “grondava sangue dalla testa e diceva di essere stato aggredito dal vicino e da un altro uomo”. Quando il presunto aggressore si era ripresentato, l’uomo aveva cercato a sua volta di colpirlo con una pala, giustificandosi col dire “me l’aveva tirata in testa, volevo fargliela pagare”. Subito dopo, un carabiniere aveva rimediato una lesione a un gomito in seguito a uno spintone assestato da M.H., che stava cercando di identificare. Padre e figlio si sono mostrati concordi nel denunciare M.H. e il suo amico come iniziatori della zuffa: i due avrebbero aggredito F.A. mentre si trovava nell’orto, prendendolo a badilate fino a fargli quasi perdere i sensi e poi ferendo il figlio C.A., accorso in suo aiuto, con il falcetto che era caduto di mano al padre. Il 59enne diceva di essere stato raggiunto da calci e pugni e di aver riportato lesioni a tre costole, mentre suo figlio aveva avuto una prognosi di sette giorni.
 
Di tenore opposto la ricostruzione del marocchino, che affermava di essere stato lui a subire l’aggressione dei due italiani: “Quando sono sceso ho visto arrivare F.A. e C.A. insieme: il padre teneva in mano un falcetto e mi urlava offese razziste, mentre il figlio aveva un grosso coltello. Sono scappato spaventato proprio mentre sopraggiungeva il mio amico M.A., che li ha affrontati con una pala trovata per terra”. L’uomo era accusato anche di resistenza a pubblico ufficiale perché si sarebbe sottratto all’identificazione all’arrivo dei carabinieri, spintonando uno dei militari.
 
A carico di tutti e quattro il pubblico ministero aveva chiesto la condanna, sottolineando la presenza di referti medici che testimoniavano le ferite reciprocamente inferte. Il giudice ha in effetti ritenuto provata la colpevolezza di F.A. e M.H., condannati entrambi a un anno e due mesi di reclusione, e di M.A., condannato a dieci mesi. Assolto il quarto imputato, C.A., il più giovane del gruppo.

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