BOVES - Boves, la denuncia: ‘Il vicino si masturba nudo in pubblico’. Ma il tribunale lo assolve

È stato il pm a far cadere l’accusa contro un residente del villaggio Unrra. Il motivo: ‘Era in veranda, schermato da un vetro. Non c’è atto osceno’

Andrea Cascioli 24/01/2020 16:05

 
Alla fine è stato un vetro zigrinato a evitare una condanna a un uomo di Boves, residente nell’area del villaggio Unrra, chiamato in giudizio per atti osceni dopo la denuncia di una vicina.
 
“Quell’uomo si affacciava più volte dalla veranda e chiamava, era sempre nudo” ha raccontato la signora, aggiungendo di averlo visto almeno in un’occasione in atteggiamenti più che equivoci: “Si stava toccando i genitali affacciato sulla strada, mentre mio figlio giocava sullo spiazzo insieme a un altro ragazzino. Ho dovuto anche spiegargli cosa stesse facendo quel signore”.
 
La donna ha raccontato di aver chiesto più di una volta l’intervento dei Carabinieri, nonché del padrone di casa dell’uomo. Tutto inutile. Pur di evitarlo, aveva perfino cominciato a ritardare l’orario della passeggiata con il cane, ma senza esito: “Una sera sono uscita con il cane insieme a mia figlia. Lui mi ha chiamata dalla veranda, urlava improperi. Anche quella volta era nudo ma non si stava masturbando”.
 
Tra la sua famiglia e quella persona, ha precisato la querelante, non c’è mai stato nessun dissidio “se non per quelle ragioni”. Non si è nemmeno capito se ce l’avesse davvero con loro: “Nel vicinato accadevano fatti un po' strani. Alla fine ce ne siamo dovuti andare, anche perché qualcuno ci aveva distrutto l’auto sotto casa”. Dopo le proteste, ad ogni modo, il vicino avrebbe preso qualche precauzione in più: “Aveva montato le tende e piazzato un asciugamano sui vetri. C’era pure un cartello con scritto ‘guardate in casa vostra’”.
 
Sebbene la signora non abbia avuto dubbi nel descrivere il genere di attività a cui si sarebbe dedicato l’imputato, ha anche precisato che dal suo alloggio si potevano scorgere solo la testa e il tronco di chi si affacciava da quella veranda: non le pudenda, coperte da un provvidenziale vetro zigrinato.
 
Questa circostanza, non menzionata al momento della querela, ha indotto il pubblico ministero Alessandro Borgotallo a chiedere l’assoluzione per insufficienza di prove: “Non è il classico caso di esibizionismo. La signora ha ipotizzato che questo soggetto si stesse masturbando e che la volesse infastidire ma era schermato dalla vetrata e non si trovava sulla pubblica via, fatto che avrebbe integrato il reato di atti osceni”. Benché l’imputato presenti due precedenti specifici per quel reato, ha aggiunto il pm, mancavano quindi gli elementi per condannarlo.
 
L’avvocato difensore, Mauro Mantelli, si è associato alle conclusioni dell’accusa aggiungendo che “oltre al vetro, anche una griglia posizionata sulla veranda impediva la vista precisa dalla strada”. Prevedibile a quel punto la sentenza assolutoria del giudice Marco Toscano, con la formula dell’insussistenza del fatto.

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