“Ho sempre detto tutto quello che sapevo senza mai nascondere nulla. Spero che la corte metta, una volta per tutte, la parola fine al mio lungo e immeritato calvario”. Ha concluso così le sue spontanee dichiarazioni Marco Soracco, il commercialista nel cui studio a Chiavari venne uccisa il 6 maggio 1996 la segretaria Nada Cella. Il professionista, difeso dall’avvocato Andrea Vernazza, è a processo per favoreggiamento, perché secondo l’accusa avrebbe nascosto di sapere che l’assassina era Annalucia Cecere, una sua conoscente, all’epoca 28enne, che lavorava come donna delle pulizie in uno studio dentistico e viveva a poche decine di metri dallo studio di via Marsala 14, dove si consumò il delitto. La Cecere si sarebbe trasferita da lì a pochi mesi a Cuneo, dove vive tuttora, nei pressi della Mellana. A differenza del coimputato, lei non si è presentata a nessuna delle udienze del processo e non ha rilasciato dichiarazioni. Soracco ha parlato per 15 minuti nell’udienza di giovedì a Genova. E ha ripercorso i 30 anni che lo hanno visto protagonista di “un gratuito linciaggio sia sotto il profilo giuridico che morale”. “Quel giorno doveva essere una normale giornata di lavoro - ha esordito - e invece ho trovato la segretaria in una pozza di sangue. Ho pensato subito di chiamare i soccorsi, non mi sono posto il problema di cosa fosse successo. So di essere parso piuttosto freddo e distaccato. Ma è il mio modo di reagire ai fatti improvvisi: le mie reazioni sono sempre frenate in attesa di comprendere meglio quanto succede”. “Ho sempre collaborato alle indagini. - ha aggiunto - Ma sono stato risucchiato in un vortice a me sconosciuto. Una situazione che ho superato grazie alla consapevolezza della mia estraneità al fatto”. Per quanto riguarda la sua conoscenza con quella che il pm Gabriella Dotto ritiene essere la presunta assassina, Soracco ha spiegato di “averla conosciuta un anno prima e mi venne presentata dal suo fidanzato di allora. Non ho mai provato interesse verso di lei. Quando a fine maggio 1996 venne fuori che una ragazza madre era stata indagata parlando con i giornalisti ho capito che si trattasse di lei. E quando mi fece la telefonata per dirmi che le facevo schifo l’ho interpretato pensando che diceva quelle cose perché pensava che l’avessi denunciata”. Fuori dall’aula ha detto di non essersi fatto una idea su cosa possa essere successo a Nada o sulla Cecere. Il 23 ottobre inizierà la requisitoria del pm mentre il 18 dicembre è prevista la sentenza.