CUNEO - Chat erotiche con una quattordicenne, assolti due giovani

Gli imputati, all’epoca 23enni, erano accusati di adescamento per aver cercato di indurre la minorenne a inviare contenuti sessuali su Facebook

a.c. 19/12/2019 16:31

Erano accusati di adescamento di minore M.A. e M.R., entrambi classe 1990, assolti dal tribunale di Cuneo al termine di un procedimento relativo a fatti del 2013.
 
I due imputati, residenti l’uno in provincia di Rovigo e l’altro nel Carrarese, avevano intrattenuto conversazioni ‘spinte’ su Messenger con una quattordicenne. Servendosi della chat di Facebook la ragazzina originaria di un paese del Cuneese aveva inviato a ciascuno alcune foto che la ritraevano in costume da bagno, ma loro chiedevano di più. Ai due aveva anche rivelato la sua vera età, sebbene per iscriversi al sito - che vieta la registrazione ai minori di 16 anni - avesse falsificato i dati anagrafici.
 
Era poi stata la cugina a scoprire tutto, per puro caso. Dovendo assentarsi alcuni giorni, la giovanissima aveva lasciato a lei la password del suo profilo su Facebook: “Volevo rimanere in contatto con loro. Per scrivere usavo il computer portatile e aspettavo fino a tarda sera, era un modo per comunicare con qualcuno anche se mia madre non avrebbe voluto” ha spiegato in udienza la testimone, ormai 20enne. Ha precisato inoltre che erano stati i due ragazzi più grandi a domandarle l’amicizia e che entrambi le avevano chiesto un incontro dal vivo, oltre ad insistere affinché lei mandasse contenuti più ‘spinti’.
 
Dopo aver letto i contenuti delle chat, la madre della 14enne si era subito rivolta alla Polizia Postale che era risalita senza troppe difficoltà ai due 23enni. Entrambi, peraltro, avevano inviato tra i messaggi privati i rispettivi numeri di cellulare, anche se la ragazza sostiene di non aver sentito nessuno dei due al telefono.
 
Il pubblico ministero Francesca Lombardi aveva domandato per gli imputati la pena di un anno e sei mesi di carcere, riconosciute le attenuanti generiche. Secondo la rappresentante dell’accusa, gli approcci dei due giovani erano finalizzati fin da subito a rapporti di natura sessuale: “Tutti e due le avevano chiesto se fosse fidanzata e vergine. I messaggi espliciti arrivavano quasi a simulare rapporti sessuali a distanza. Sarebbero andati oltre se la madre non avesse scoperto tutto e denunciato”.
 
Le difese, per contro, hanno obiettato che “per parlare di adescamento bisogna valutare la libera determinazione della ragazza, in questo caso sussistente appieno”. Nelle conversazioni l’adolescente appariva “presente a se stessa e consapevole di cosa stesse dicendo”, tanto da lasciare le sue credenziali di accesso a Facebook alla cugina per non interrompere la corrispondenza con i suoi ‘spasimanti’.
 
Il giudice Marcello Pisanu, al termine dell’istruttoria, ha assolto M.A. perché il fatto non costituisce reato e M.R. per non aver commesso il fatto.

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