CUNEO - Chieste le condanne di dieci imputati nel processo contro la ‘piovra’ della prostituzione cinese

Con l’operazione ‘Lussuria Orientale’ nel 2015 i carabinieri di Cuneo avevano sgominato una rete di sfruttamento sessuale estesa in tutto il nord Italia

a.c. 05/11/2020 07:35

 
Un racket che da Milano stendeva i suoi tentacoli in tutto il nord Italia, rifornendo di ragazze in arrivo dalla Cina le case di prostituzione di varie località tra cui Cuneo, Mondovì, Barge e Manta in provincia Granda.
 
I carabinieri di Cuneo, coordinati dal sostituto procuratore Chiara Canepa, avevano sgominato la rete con una maxi operazione denominata “Lussuria Orientale”. Al termine di un’attività investigativa durata otto mesi, con circa 15mila intercettazioni telefoniche, nel giugno 2015 erano finite in manette quindici persone (altre tre misure cautelari erano state comminate nei mesi successivi). Le perquisizioni, una trentina, avevano portato al sequestro di 25mila euro in contanti e all’individuazione di 60 giovani cinesi, introdotte illegalmente in Italia, che venivano instradate anche con la forza al meretricio e che spesso vivevano segregate nelle case di appuntamenti.
 
Di questa “piovra”, alimentata dal florido mercato degli annunci online, avrebbero fatto parte donne e uomini gravitanti negli ambienti della Chinatown milanese ma anche cittadini italiani insospettabili, che si offrivano come intermediari presso i proprietari immobiliari per cercare alloggi in affitto e gestire le necessità quotidiane a partire dai contratti di luce e gas. Centrale secondo gli inquirenti il ruolo della 40enne cinese J.Z., che ha in seguito patteggiato, e del marito italiano T.P., magazziniere 55enne domiciliato a Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova. Sarebbero stati loro, in particolare, a gestire la casa di appuntamenti individuata in via Michele Coppino a Cuneo, dove lavoravano almeno due prostitute in pianta stabile. Nell’abitazione di T.P. erano stati trovati passaporti e carte d’identità intestati a donne cinesi ma anche documentazioni sulle utenze e i canoni d’affitto dell’alloggio in cui la moglie inviava le ragazze.
 
Tra le donne avviate al meretricio da J.Z. - definita dal procuratore un “personaggio trasversale” per via dei suoi molteplici contatti con gli altri sospettati - c’è la 37enne X.H.W., divenuta in seguito tenutaria di una “casa” in corso Italia a Mondovì e di un’altra a Vicenza. In rapporto con J.Z. erano anche la 48enne Y.J.Z. detta Tie, attiva a Mantova e Castel Goffredo (MN), e il 38enne M.T. che si ritiene abbia riciclato i proventi delle case squillo di Barge e Mondovì per avviare un centro massaggi a Firenze. Il ritrovamento di un taccuino appartenente a X.H.W. nel corso della perquisizione eseguita a Mondovì si è rivelato particolarmente utile alle indagini: l’agenda conteneva annotazioni su numeri di telefono, indirizzi e contatti di altre persone che si ritiene essere state coinvolte nel racket. Tre di questi, i cittadini italiani residenti a Milano F.L., E.B. e A.L., avrebbero ricoperto il ruolo di “spicciafaccende” per le cinesi della Granda agevolando l’attività della moglie di E.B. come prostituta in un alloggio di corso Santarosa a Cuneo.
 
In provincia è stata accertata l’esistenza di due case di appuntamenti anche a Barge e a Manta. La prima sarebbe stata ceduta da altri cittadini cinesi alla coppia formata dal 52enne W.K. e dalla 51enne Y.Y., attivi nel reclutamento di ragazze dal “quartier generale” di Milano. Secondo la Procura, i metodi dei due non disdegnavano il ricorso a intimidazioni e pressioni psicologiche sulle prostitute più riluttanti. A Manta avrebbe operato invece la 54enne Q.X.Y., conosciuta con il soprannome di Nana: in suo possesso erano stati trovati una sim corrispondente al numero registrato su un sito di annunci erotici e 4mila euro in contanti.
 
Per tutti i dieci imputati del procedimento principale originato dall’inchiesta “Lussuria Orientale” la Procura ha chiesto la condanna a pene detentive per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. In particolare: 16 mesi di reclusione per T.P. e A.L., 2 anni per Q.X.Y. detta Nana e per Y.J.Z. detta Tie, 3 anni per X.H.W., E.B. e F.L., 3 anni e 6 mesi per M.T., 4 anni e 6 mesi per W.K. e Y.Y..
 
Nell’udienza del 27 gennaio prossimo i giudici ascolteranno le arringhe difensive.

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