ROBILANTE - Commercialista sotto accusa per il crac dell’Istituto Climatico di Robilante

Il professionista avrebbe cercato di occultare la situazione finanziaria insostenibile della struttura sanitaria, che portò alla bancarotta nel 2010

a.c. 02/11/2019 13:10

 
Che i conti dell’Istituto Climatico di Robilante non quadrassero la Guardia di Finanza di Cuneo aveva iniziato a capirlo già dopo le prime verifiche, agli inizi di febbraio del 2010. Da tempo, del resto, si rincorrevano sui mezzi di stampa le voci sugli stipendi non pagati ai dipendenti della struttura sanitaria, fondata nel 1933 come casa di cura per i tubercolotici e divenuta in seguito un centro riabilitativo.
 
I controlli delle fiamme gialle erano partiti un mese dopo la scadenza dei termini di presentazione del bilancio, che solo in seguito la commercialista avrebbe cercato senza successo di inoltrare. A fronte degli ammanchi e delle anomalie verificate, l’udienza prefallimentare era stata fissata al successivo 17 marzo: il 30 dello stesso mese sarebbe arrivata la sentenza di fallimento da parte del Tribunale di Cuneo.
 
In seguito a questa vicenda l’allora amministratore dell’Istituto, il 58enne romano A.B., ha patteggiato due anni di condanna per bancarotta fallimentare, mentre la 49enne commercialista di Manta S.G., che teneva la contabilità della struttura, ha patteggiato un anno e quattro mesi per bancarotta prefallimentare. Dello stesso reato è chiamato a rispondere ora il commercialista genovese 61enne G.M., compagno di S.G. e presidente del collegio sindacale dell’Istituto Climatico fino all’ottobre 2009, che ha scelto il rito ordinario.
 
Il noto professionista ligure è accusato di aver operato insieme a S.G., la quale aveva ‘ereditato’ da lui la contabilità dell’Istituto, al fine di nascondere alle autorità il grave dissesto finanziario in cui versava l’azienda. L’amministratore A.B. sarebbe stato invece poco più di un prestanome: “Dagli accertamenti sul legale rappresentante della società - ha ricordato il luogotenente della Guardia di Finanza Vincenzo Lodia - è emerso che due società amministrate da A.B. erano fallite e in altre tre erano state cedute le quote ad altri soggetti e poi trasferita la sede fiscale all’estero”. Le intercettazioni confermerebbero che l’uomo non si era mai mosso dal Lazio nel periodo in cui i due commercialisti preparavano la documentazione per l’udienza prefallimentare. Gli inquirenti ritengono che anche le firme apposte a suo nome sulle dichiarazioni presentate in tribunale fossero false.
 
“Un aspetto subito verificato - ha riferito il finanziere - è il diverso valore degli immobili e dei fabbricati”: il bilancio depositato in tribunale il 17 marzo indicava un valore di 9 milioni di euro contro i 7 milioni e 429mila euro dichiarati in Camera di Commercio. Al passivo dello stato patrimoniale, di conseguenza, “mancavano quasi 2 milioni di euro e mancava anche una parte del debito”. Da un verbale di assemblea datato al 30 settembre 2009 risultava che i soci dell’Istituto Climatico si fossero riuniti per togliere la rivalutazione degli immobili dal bilancio: le testimonianze dei membri del collegio sindacale e dello stesso amministratore avevano però chiarito che quella riunione non si tenne mai.
 
Anche altri aspetti dello stato patrimoniale, secondo la Finanza, non corrispondevano alla realtà: erano indicati crediti inesistenti nei confronti dell’Asl e dell’Inps e ratei attivi (cioè previsioni di redditi futuri inseriti nel bilancio) superiori a quelli riscontrati. La commercialista ha difeso l’operato suo e del collega sostenendo di aver fatto ciò che era possibile per salvare l’attività dell’istituto di cura in un momento drammatico: “A inizio 2010 l’amministratore era scomparso. C’erano pazienti sotto ossigeno e bisognava assicurare la continuità delle cure, ne andava della vita stessa dei ricoverati”. Per questo S.G. avrebbe chiesto a G.M., precedente responsabile dei conti, di aiutarla a preparare la documentazione per l'udienza prefallimentare.
 
Ci sarebbe stato innanzitutto un tentativo di sanare la questione della falsa rivalutazione degli immobili da 2 milioni di euro, presentando un nuovo bilancio. Tentativo poi fallito, secondo la commercialista, perché l’amministratore non aveva dato seguito alla decisione concordata. Quanto ai crediti fasulli, S.G. ha assicurato che “le indebite compensazioni non sono mai entrate in bilancio”.
 
L’imputato G.M. a sua volta conferma di essere intervenuto solo per aiutare chi aveva ereditato la gestione contabile a venire a capo dei molti problemi riscontrati. Il suo ruolo personale all’interno dell’Istituto Climatico, ha sottolineato, era terminato già a ottobre 2009 con la scadenza dell’incarico di sindaco: “L’amministratore non mi aveva confermato nel collegio sindacale perché non mi ero prestato a fare nulla che non fosse conforme alla legge”.
 
L’udienza è stata rinviata al prossimo 13 novembre per l’audizione dei testi della difesa.

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