CUNEO - Condannati tre complici della “banda dei videopoker”: un bottino da 200mila euro in bar e aziende

Si tratta delle staffette del gruppo di albanesi che tra il dicembre 2014 e l’aprile 2016 aveva messo a segno una quarantina di “spaccate” in 16 centri della Granda

a.c. 12/03/2021 19:37

Erano rimasti in tre, fra i nove accusati di far parte della “banda dei videopoker”, a dover regolare le proprie pendenze con la giustizia. Stamani il processo celebrato con rito ordinario a carico di V.K., A.Q. e il figlio E.Q. si è concluso con un verdetto di colpevolezza per tutti gli imputati.
 
Il giudice Marco Toscano ha riconosciuto V.K. responsabile di ricettazione condannandolo a due anni di carcere, mentre ad A.Q. e E.Q., con varie imputazioni per concorso in furto e tentato furto aggravato, sono state comminate pene per tre anni e otto mesi e per un anno e sei mesi rispettivamente. Tutti erano accusati di aver supportato la banda, composta da loro connazionali albanesi, che tra il dicembre 2014 e l’aprile 2016 aveva firmato una quarantina di colpi tra la Granda e il Torinese prendendo di mira bar, sale giochi, ditte di trasporti e aziende agricole. Il bersaglio preferito erano videopoker e slot machine, sovente razziati con la tecnica della “spaccata”, nonché aziende dove erano stati messi a segno ingenti furti di carburante.
 
A porre termine a questa attività criminosa con l’operazione “Ulisse” erano stati nel novembre 2016 i carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Cuneo, insieme ai colleghi della Compagnia di Cuneo. Un bottino complessivo stimato in circa 200mila euro, quello della banda, attiva in sedici località della provincia Granda: Piasco, Busca, Fossano, San Sebastiano (Fossano), Beinette, Pianfei, Cervere, San Pietro del Gallo (Cuneo), Mondovì, Villafalletto, Villar San Costanzo, Centallo, Caraglio, Costigliole Saluzzo, Brondello e Tarantasca. In un’occasione, nella notte tra il 7 e l’8 febbraio 2016, la banda aveva agito fuori provincia, a Santena, ma sarebbe stata proprio quella trasferta a costargli cara.
 
Quella sera infatti gli uomini dell’Arma erano riusciti ad intercettarli dopo un secondo tentativo di furto a Cervere. I malviventi, a bordo di una Golf, avevano cercato di speronare la gazzella del 112 e far perdere le loro tracce, tuttavia tramite il segnale Gps era stato possibile ricostruire i movimenti dell’auto prima che venisse abbandonata nelle campagne di Tarantasca. A bordo erano stati ritrovati un piccone, un cuneo, alcuni bastoni, un’accetta e vario materiale da scasso. C’era una certa quantità di sassi, che in un paio di occasioni i ladri avevano lanciato contro i proprietari degli esercizi commerciali dopo essere stati scoperti: una circostanza che gli sarebbe valsa anche l’imputazione di rapina.
 
Pochi giorni dopo, la notte del 24 febbraio, un primo arresto in flagranza a Passatore per E.M. (classe 1987, residente a Cuneo). Le manette sarebbero scattate ai polsi degli altri componenti della banda a distanza di qualche mese: per G.N. (classe 1994, residente a Busca), N.N. (classe 1992, residente a Cuneo), E.P. (classe 1991, residente a Cuneo), C.M. (classe 1992, residente a Costigliole Saluzzo) e V.E. (classe 1977, residente a Costigliole Saluzzo) si erano aperte le porte del carcere. Erano finite in prigione anche le presunte “staffette” del gruppo: V.K., immortalato da alcuni selfie su Facebook a bordo di due auto rubate, e A.Q., nato nel 1966 e residente a Busca, mentre per suo figlio E.Q. (classe 1995) erano stati disposti gli arresti domiciliari.
 
Il più giovane dei tre è già stato condannato a due anni e tre mesi per aver fatto parte di una baby gang attiva a Saluzzo e ad ulteriori quattro mesi per l’aggressione a un connazionale a Busca: in questa vicenda era accusato di aver riaccompagnato a casa i complici la notte della tentata rapina a Cervere. Suo padre avrebbe invece esercitato un’attività di controllo delle strade tenendosi in contatto con la banda.

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