CHIUSA DI PESIO - Condannato l’automobilista che investì e uccise una chiusana di 42 anni

Emanuela Ciravegna, madre di due figli e titolare di una piccola impresa, venne travolta da un furgone mentre rientrava da una passeggiata con il marito e il cane

a.c. 21/02/2022 19:37

Era chiamato a rispondere di omicidio colposo l’uomo che alla guida di un furgone investì e uccise la 42enne chiusana Emanuela Ciravegna, nella serata del 12 ottobre 2018.
 
La donna era deceduta due giorni dopo il ricovero nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Santa Croce di Cuneo. Artigiana, titolare di un’impresa di pulizie, Ciravegna era madre di due figli e sposata con Claudio Gola. Il marito si trovava con lei al momento del tragico incidente: la coppia rientrava da una passeggiata con il cane, lungo la strada provinciale in frazione Vigna di Chiusa Pesio. In prossimità del campo da calcio il furgone guidato da V.P., 52enne di Roccaforte Mondovì, l’aveva colpita sbalzandola a diversi metri di distanza.
 
Nell’urto la passante era stata sospinta al fondo di una scarpata, presso un tubo di scolo delle acque. Qui l’avevano trovata i soccorritori del 118, accorsi da Peveragno e poi da Borgo San Dalmazzo con l’ambulanza medicalizzata. Già in gravissime condizioni, la 42enne era stata portata in ospedale, ma era purtroppo spirata la successiva domenica 14. L’automobilista era risultato negativo sia all’alcol test che agli stupefacenti e aveva poi risarcito la famiglia della vittima. In seguito alla contestazione mossa dalla Procura, la difesa rappresentata dall’avvocato Massimo Rosso ha preferito andare al dibattimento per chiarire alcuni aspetti della vicenda. Il legale, in particolare, ritiene che l’incidente fosse dovuto a un fattore imprevedibile, stante il fatto che i due pedoni si trovavano sulla carreggiata. La donna indossava un abito scuro - secondo la difesa - e ciò avrebbe contribuito alla terribile fatalità.
 
A fronte della condanna a un anno e quattro mesi chiesta dal sostituto procuratore Attilio Offman, il giudice Alice Di Maio ha riqualificato il fatto e riconosciuto all’imputato le attenuanti generiche. L’uomo è stato condannato a otto mesi, con il beneficio della sospensione condizionale e della non menzione nel casellario giudiziale. In aggiunta una sanzione di 240 euro per le altre infrazioni contestate e la sospensione della patente di guida per otto mesi.

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