CUNEO - Crac Marchisa Gomme, assolti i due imputati per la bancarotta

L’ex ‘re degli pneumatici’ era accusato di aver sottratto forti somme alla sua azienda prima del fallimento. La Procura ne aveva chiesto la condanna a sei anni

a.c. 05/02/2020 17:20

 
Cadono le accuse di bancarotta fraudolenta distrattiva per l’ex ‘re degli pneumatici’ G.F.M. e il suo coimputato A.D., assolti con formula piena dal tribunale di Cuneo. La Procura aveva chiesto per entrambi la condanna, quantificata rispettivamente in sei e due anni di carcere.
 
L’imprenditore, ex titolare della Marchisa Gomme srl di Madonna dell’Olmo, doveva rispondere dell’accusa di aver sottratto fondi alla sua azienda nei mesi immediatamente precedenti al fallimento, sancito il 16 maggio 2008. Secondo la Procura G.F.M., utilizzando come ‘paravento’ la ditta individuale Linea Gomme gestita da A.D., aveva movimentato 632mila euro a partire dall’ottobre 2017. Al centro dei sospetti, in particolare, l’emissione da parte della Linea Gomme di 17 assegni per un totale di 210mila euro in favore di due persone riconducibili a G.F.M. e di altri 20 assegni incassati presso un conto bancario monegasco.
 
In meno di un anno e mezzo di vita la Linea Gomme avrebbe fatturato acquisti per un milione e 700mila euro di pneumatici che in realtà, a quanto aveva dichiarato in aula il luogotenente di polizia giudiziaria Gennaro Folino, “non risultano essere stati acquistati da nessuno”. Nello stesso periodo, del resto, gli esborsi contabilizzati dalla società ammontavano appena a 12mila euro per il 2007 e a 4800 euro nell’anno successivo. Per il sostituto procuratore Pier Attilio Stea questa sarebbe la prova del fatto che la ditta intestata ad A.D. era una ‘cartiera’ operante per conto del proprietario della Marchisa Gomme: “A.D. si è prestato in cambio di poche briciole a fornire fatture per operazioni inesistenti, in assenza di acquisti. La Linea Gomme non aveva nemmeno un magazzino in cui stipare una tale quantità di pneumatici”.
 
Assai sospetto, secondo il procuratore, anche il fatto che i 210mila euro in assegni girati a persone riconducibili a G.F.M. corrispondessero alla mazzetta che quest’ultimo sosteneva di aver pagato nel 2001 all’allora capo della sezione tributaria della Guardia di Finanza di Cuneo, il tenente colonnello G.I., per ottenere un rimborso Iva da 4,5 miliardi di lire. L’ufficiale della Finanza fu assolto nel 2012 con formula piena dall’accusa di concussione. Era stato lui, nello stesso anno, a trasmettere alla Procura il rapporto di servizio riguardante la bancarotta della Marchisa Gomme da cui è scaturito il successivo procedimento.
 
Sulla “genesi dubbia” del processo si è soffermato l’avvocato Chiaffredo Peirone, difensore di G.F.M., smentendo l’ipotesi accusatoria circa la presunta inesistenza degli acquisti: “La curatrice fallimentare ha presentato tutti i documenti relativi alle forniture di gomme. La merce c’era e veniva dalla Linea Gomme, come ha poi confermato il trasportatore”. Anche l’avvocato Luigi Cionci, per la difesa di A.D., ha ribadito che “ci sono documenti per i trasporti delle gomme, fatture pagate ai trasportatori e alle ditte di facchinaggio”. Il fatto che le vendite non venissero documentate può dimostrare, semmai, che le modalità di acquisto erano irregolari ma non che le operazioni fossero inesistenti.

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