CUNEO - Cuneo, aggressione in carcere, pugno in faccia ad un agente. Il Sappe: "Non si può lavorare così"

La denuncia dei vertici del sindacato di Polizia Penitenziaria: "Servono interventi urgenti e strutturali"

12/04/2024 16:13

Ancora un grave episodio di violenza contro un appartenente alla Polizia penitenziaria in servizio alla Casa circondariale di Cuneo. “Ieri pomeriggio un detenuto, con la scusa di uscire dalla cella per recarsi nel cortile dei passeggi, in realtà si fermava nel corridoio e, impugnando una lametta che aveva nascosto, pretendeva, urlando, di parlare con direttore, comandante e medico. Ad un poliziotto penitenziario, intervenuto per calmarlo, ha poi proditoriamente sferrato un pugno al volto, tanto da indurre l’Agente a ricorrere alle cure prima dell’infermeria e poi dell’Ospedale”, spiega Ramona Celestino, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Il SAPPE augura una pronta guarigione al collega e auspichiamo che l’Amministrazione Penitenziaria possa porre fine a questa violenza nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria oramai esausto di subire aggressioni da parte della popolazione detenuta”, sottolinea Vicente Santilli, segretario nazionale per il Piemonte del SAPPE. Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che esprime solidarietà e vicinanza al poliziotto ferito ed a tutto il Reparto operativo di Cuneo, servono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze”. Il riferimento del leader nazionale del SAPPE è alla necessità di “prevedere l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene e la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”. Ma Capece torna anche a sollecitare, per la Polizia Penitenziaria, “la dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici)”.
 

c.s.

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