CUNEO - Cuneo, assegni falsi a una ditta di carro attrezzi: assolto un torinese

L’uomo, con numerosi precedenti di polizia, era accusato di ricettazione e truffa per oltre 10mila euro, ai danni di un’impresa del capoluogo

a.c. 28/06/2019 21:26


Artifici e raggiri per ottenere l’attrezzatura da soccorso stradale da installare sul proprio Iveco Daily, anche per mezzo di assegni rubati per oltre 10mila euro. Secondo l’accusa si sarebbe reso responsabile di ricettazione e truffa il 44enne M.D.M., residente a Trofarello e titolare di una ditta di vendita auto a Moncalieri all’epoca dei fatti contestati, avvenuti tre anni fa.

A sporgere denuncia era stato un imprenditore di Cuneo che opera come fornitore di dotazioni per carro attrezzi e trasporto veicoli. L’imputato, accompagnato da un amico, si era recato nella Granda per contrattare con lui l’allestimento del proprio veicolo: “Gli dissi che il preventivo era troppo alto. Mi rispose che potevo fare un assegno da 5mila euro e saldare il resto in contanti” ha raccontato in aula.

Questo assegno sarebbe stato incassato senza problemi. Sul resto, però, le versioni del venditore e del compratore divergono. Il carroattrezzista cuneese sostiene che M.D.M. avrebbe dapprima emesso un secondo assegno, poi l’avrebbe sostituito con altri tre per un importo complessivo di 10.860 euro: questi assegni sono però risultati essere stati smarriti da un’altra persona, e dunque non incassabili.

Per questo il procuratore Raffaele Delpui aveva contestato la ricettazione oltre alla truffa, chiedendo una condanna a tre anni di reclusione e 2mila euro di multa anche in considerazione della recidiva specifica dell’imputato: M.D.M. infatti ha un corposo fascicolo di precedenti penali e di polizia, l’ultimo dei quali è un arresto per estorsione ai danni di un’agenzia funebre di Moncalieri nel maggio di quest’anno.

La difesa ha sostenuto invece che le indagini non avessero consentito di dimostrare che il torinese fosse intenzionato a truffare la ditta cuneese, anche se gli assegni dati in garanzia si erano rivelati scoperti. Il primo pagamento da 5mila euro, in ogni caso, attesterebbe la sua buona fede.

La giudice Alice Di Maio ha accolto queste considerazioni assolvendo M.D.M. con formula dubitativa dall’accusa di truffa perché il fatto non sussiste e dalla ricettazione per non aver commesso il fatto.

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