CUNEO - Cuneo, assolto l’ex amministratore dello Smalls Club: era accusato di appropriazione indebita

La vicenda scaturisce dalla querela di un socio del cocktail bar in via Carlo Emanuele III. All’imputato si contestava di aver trattenuto per sé 55mila euro

a.c. 10/08/2021 19:51

 
Si è chiusa con un’assoluzione la vicenda giudiziaria che aveva portato a processo il 49enne M.C., ex amministratore dello Smalls Club di via Carlo Emanuele III a Cuneo.
 
L’imputato era accusato di essersi appropriato di circa 55mila euro senza informare gli altri soci della srl monregalese Meus Ego, proprietaria del cocktail bar inaugurato nell’estate del 2019 nel “castelletto” neogotico che per parecchi anni ha ospitato la sede del negozio di dischi Musica. La società Meus Ego era stata costituita a dicembre 2018 dallo stesso M.C. e da altri soci. Uno di loro, che gli è subentrato nella carica di amministratore unico a luglio dell’anno successivo, lo ha denunciato.
 
Al 49enne si contestava in particolare di essersi appropriato dei pagamenti di tre diverse persone per complessivi 13.700 euro, nonché di aver prelevato ulteriori 41.800 euro da uno dei conti correnti della società per scopi estranei all’attività commerciale. Ipotesi ritenute provate, almeno per quanto attiene ai prelievi, dal pubblico ministero Luigi Dentis all’esito dell’istuttoria. Il rappresentante della Procura aveva chiesto per M.C. la condanna a sei mesi di reclusione ritenendo che i prelievi bancari non avessero alcuna giustificazione. Diverso il profilo dei pagamenti ricevuti da tre soggetti, uno dei quali componente della compagine sociale del bar. In questo caso si riteneva che gli elementi portati dalla difesa consentissero perlomeno “una lettura alternativa della circostanza”. L’avvocato Mario Vittorio Bruno, patrono di parte civile, si era associato alla richiesta di condanna chiedendo un risarcimento di 55mila euro.
 
Per l’avvocato Maria Luisa Testino, difensore dell’imputato, la contestazione relativa ai pagamenti da 13700 euro sarebbe viziata da una confusione di fondo: i pagatori indicati come “clienti” erano in realtà due fornitori e un socio della srl che peraltro, nel periodo di amministrazione di M.C., “si è limitata a sostenere spese per la ristrutturazione. Non c’erano clienti e i soldi non sono stati versati nei conti correnti della società”. Più complessa la questione relativa ai prelievi dal conto corrente che tuttavia, secondo la difesa, sarebbero da attribuire a compensi già pattuiti in favore dell’amministratore e confermati anche nel momento in cui quest’ultimo era stato estromesso dalla società. Sarebbe provato inoltre che M.C. aveva effettuato pagamenti ai fornitori in contanti: “Su questo punto la parte offesa è stata sconfessata dal commercialista che afferma di sapere con certezza che almeno due fatture fossero state saldate in contanti”.

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