CUNEO - Cuneo, condannato a un anno per le molestie sessuali a una barista del circolo Acli

I fatti sono avvenuti nel novembre 2018 in una frazione del capoluogo. Il cliente, ubriaco, aveva aggredito la ragazza appena 18enne cercando di palparle il seno

a.c. 21/01/2021 20:37

 
Il tentativo di palpeggiare il seno di una barista è costato a un cuneese la condanna a un anno di reclusione, con pena sospesa, e a 6mila euro di risarcimento per il reato di tentata violenza sessuale.
 
La ragazza, appena diciottenne all’epoca dei fatti, lavorava come volontaria nel circolo Acli di una frazione del capoluogo della Granda, servendo i clienti ai tavoli. Tra questi c’è V.B., l’uomo che ha denunciato in seguito all’episodio accaduto nella serata del 18 novembre 2018. Quella sera la giovane stava pulendo il locale insieme a un collega e al titolare del circolo, alla presenza di un gruppo di clienti abituali.
 
V.B., visibilmente ubriaco, aveva cominciato a rivolgere pesanti apprezzamenti di natura sessuale sul suo corpo, al punto da metterla a disagio e indurla a continuare il suo lavoro in un’altra saletta. Nemmeno questo però sarebbe bastato a far desistere l’avventore molesto, che aveva raggiunto la ragazza cercando di palparle il seno: la 18enne, sgomenta, l’aveva colpito con uno schiaffo ed era uscita piangendo dal bar. Qui era poi stata raggiunta dal proprio fidanzato che l’aveva riaccompagnata a casa.
 
Anche quest’ultimo ha raccontato ai giudici dell’atmosfera pesante che, a detta della sua ragazza, caratterizzava l’ambiente: “Nell’Acli c’erano continui commenti di natura sessuale e approcci fisici da parte dei clienti abituali: alle bariste chiedevano come facessero l’amore con i fidanzati e se si depilassero le parti intime”. Commenti dei quali anche l’altra cameriera ha dichiarato di essere stata fatta oggetto più volte dallo stesso V.B.: “Mi rivolgeva pesanti avanches quando si ubriacava, quasi tutte le sere”. In seguito all’episodio la ragazza aveva smesso di lavorare nel circolo e affrontato un percorso psicoterapeutico dopo ripetute crisi d’ansia e attacchi di panico: “La cosa che le ha fatto più male - ha riferito la madre - è che il titolare non fosse nemmeno intervenuto. Mio marito aveva anche cercato V.B. per domandargli di chiedere scusa a nostra figlia e tranquillizzarla, ma lui non lo ha mai fatto”.
 
Per il sostituto procuratore Carla Longo, che aveva chiesto una condanna di quattro anni e due mesi, la molestia fisica era arrivata al termine di “un’escalation di vessazioni con connotazione sessuale, confermata dall’altro barista presente che ne parla come di un comportamento abituale e generalizzato. Era stata umiliata nell’ilarità degli altri presenti, tutti uomini di una certa età”. A prescindere dal fatto che V.B. non fosse forse nemmeno riuscito a toccarle i seni, ha aggiunto il pubblico ministero, “la valutazione della gravità dell’atto sessuale va fatta anche rispetto alla sofferenza che crea nella persona offesa, che quella sera aveva già manifestato segni di sofferenza con crisi di pianto”.
 
L’avvocato di parte civile Paolo Dotta ha parlato di “una vicenda di incredibile miseria umana” sottolineando il fatto che l’uomo “non ha nemmeno mai cercato di scusarsi, mantenendo un atteggiamento beffardo”. Per il rappresentante della difesa, l’avvocato Pier Carlo Botto, rileva tuttavia il fatto che V.B. - come confermano tutti i testi - fosse in stato di visibile ubriachezza e che avesse solo tentato di molestarla.

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