CUNEO - Dalle casse del Consorzio agrario di Cuneo ‘sparirono’ 42 mila euro: sotto accusa un ex agente

Alcuni clienti si erano visti presentare fatture ‘gonfiate’ a copertura di vendite sottobanco. Ma la difesa ribatte: ‘Qualcuno manipolò i registri’

a.c. 19/09/2019 16:27

Con quell’agente, dicono al Consorzio agrario di Cuneo, non c’erano mai stati problemi in precedenza. Almeno fino al 2016, quando iniziarono a emergere anomalie piccole e grandi sempre più difficili da spiegare: dai controlli di routine è partita una querela per appropriazione indebita, e successivi accertamenti della Guardia di Finanza che hanno portato a processo M.C., titolare di un’agenzia di vendita nella frazione Ronchi fino all’ottobre di quello stesso 2016. Il Consorzio denunciava ammanchi per 128mila euro, ma ammontano a 42mila i ‘buchi’ di cui le fiamme gialle sono riusciti ad appurare l’esistenza.
 
In sostanza, secondo l’accusa, il rappresentante del Consorzio avrebbe incassato gli importi delle vendite che effettuava presso diversi clienti, senza però versarli nella cassa comune come prevede il contratto. Per mascherare gli ammanchi in magazzino - e allo stesso tempo assicurarsi la provvigione sulle vendite - M.C. avrebbe inoltre ‘gonfiato’ le fatture di alcuni clienti abituali facendo figurare importi molto superiori a quelli davvero versati dai compratori ‘ufficiali’. Sarebbero circa 150 le fatture emesse nell’arco di quattro mesi a inizio 2016 e disconosciute dagli acquirenti. C’è ad esempio il caso di una signora, di professione portalettere, che in negozio aveva comprato 74 euro di mangimi per le galline della madre, e che nell’aula del tribunale ha raccontato di essersi vista presentare dalla Finanza una sbalorditiva fattura da 1600 euro a suo nome. O quello di un agricoltore di Spinetta che recandosi negli uffici del Consorzio aveva scoperto l’esistenza di una serie di fatture a lui intestate per forniture di concime che non aveva mai ordinato.
 
Per l’avvocato Nicola Dottore, che difende il Consorzio come parte civile, è sospetto anche l’atteggiamento assunto dall’agente quando, dopo aver denunciato un furto di macchine agricole, aveva cercato in ogni modo di evitare che gli ispettori del Consorzio verificassero eventuali ammanchi anche in magazzino: “Sapeva che quegli ammanchi c’erano ed erano molto superiori a quanto eventuali ladri avrebbero potuto rubare in una notte” argomenta il legale. Quando l’ispettore tornò per fare l’inventario, in effetti, constatò l’assenza ingiustificata di materiale e anche la presenza di merci scadute.
 
Del tutto opposta la ricostruzione della difesa, affidata all’avvocato Alberto Bovetti: “Agli atti abbiamo soltanto un giornale di cassa non definitivo, e soprattutto non firmato dall’imputato. Qui si vedono le annotazioni e le successive rettifiche ma non si sa nulla sull’esistenza effettiva di queste somme di denaro”. Il sospetto della difesa è addirittura che qualcuno possa aver manipolato il giornale di cassa ai danni di M.C., facendolo figurare come responsabile di grossi ammanchi in realtà inesistenti. Una prova in tal senso sarebbe sarebbe costituita dal fatto che il giornale “è stato compilato e reso definitivo il 7 ottobre 2016, due giorni dopo la risoluzione del rapporto di rappresentanza con il Consorzio, quando cioè l’agente non poteva più mettervi mano”. Per questo il difensore ha chiesto non solo l’assoluzione dell’imputato ma una valutazione sull'avvio di un’indagine per calunnia.
 
Il pubblico ministero Raffaele Delpui ha invece formulato la richiesta di condanna alla pena di 8 mesi e 800 euro di multa. La decisione del giudice arriverà il prossimo 17 ottobre.

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