CUNEO - Delitto dell’Auchan, per il tribunale Borgheresi era capace di intendere e di volere

Il militare 43enne uccise Mihaela Apostolides nel parcheggio dell’ipermercato cuneese. La difesa aveva chiesto di valutare le sue condizioni psichiatriche

Andrea Cascioli 14/10/2021 19:33

Francesco Borgheresi era capace di intendere e di volere, consapevole di ciò che stava facendo mentre scaricava addosso a Mihaela Apostolides quattro colpi di pistola nel parcheggio dell’ex Auchan di Cuneo.
 
Lo afferma nella sua perizia il medico legale nominato dal gup Cristiana Gaveglio, a seguito della richiesta presentata dalla difesa del militare toscano, reo confesso per l’omicidio avvenuto il 22 maggio 2020. Quarantadue anni, scapolo, in servizio presso l’Istituto poligrafico di Firenze, Borgheresi aveva conosciuto la Apostolides in un locale notturno di Verzuolo. In quel periodo era ancora di stanza a Pinerolo come caporalmaggiore degli alpini. La donna, una 44enne rumena, risiedeva nella Granda da quasi vent’anni, prima a Saluzzo e poi a Cuneo, in un appartamento in via Savona dove avrebbe dovuto raggiungerla a breve anche la figlia avuta dal precedente matrimonio con un cipriota.
 
L’assassino era stato fermato in stato confusionale dagli agenti della Digos che lui stesso aveva allertato con una telefonata, confessando il delitto. Fin dai primi interrogatori era emerso il movente passionale: Borgheresi, infatuatosi della rumena, aveva cercato di instaurare con lei una relazione. Agli inquirenti aveva parlato dei continui prestiti di denaro (ultimo, un bonifico da 20mila euro) e anche della sua gelosia nei confronti di un presunto amante della sua amica. A motivare la difesa nella richiesta di valutazione delle sue condizioni psicologiche erano stati soprattutto i trascorsi d’infanzia dell’uomo.
 
Borgheresi, nato nel 1978 in provincia di Firenze, è stato uno dei bimbi del Forteto, la comunità agricola fondata da Rodolfo Fiesoli e travolta da uno dei più gravi scandali di abusi e pedofilia nella storia italiana. Com’era consuetudine nella comunità il piccolo era stato sottratto ai genitori naturali e affidato a due dei più stretti collaboratori di Fiesoli, Luciano Barbagli e Daniela Tardani. Entrambi sono stati indicati nelle sentenze come autori di maltrattamenti nei suoi confronti: Barbagli, responsabile di violenze contro un giovane affetto da problemi psichiatrici poi suicidatosi, è morto di malattia quest’anno. La Tardani sta invece scontando una condanna definitiva.
 
Per il dottor Gabriele Rocca, nominato come perito dal tribunale, non si può tuttavia affermare che l’omicida abbia agito perché condizionato da un vizio di mente. Una conclusione accolta con favore dall’avvocato Alberto Crosetto, difensore di parte civile per le due sorelle della vittima: “L’esito della perizia era prevedibile. Il lasso di tempo intercorso tra la permanenza in comunità e l’omicidio non poteva far prevedere un nesso causale fra gli eventi”. Nessun commento invece dalla difesa di Borgheresi: l’avvocato Beatrice Rinaudo rende noto di non aver ancora ricevuto le conclusioni del perito.

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