TARANTASCA - Denuncia un furto e la mandano a processo per simulazione di reato: assolta una barista di Tarantasca

La Procura riteneva che la donna avesse ‘gonfiato’ l’entità del danno subito per ottenere un rimborso. Ma il locale non aveva alcuna assicurazione

a.c. 10/11/2020 17:05

 
Oltre al danno, la beffa. Quella patita da una donna residente a Tarantasca, S.S., che dopo una denuncia per un furto subito nell’estate 2017 ha dovuto affrontare un processo per simulazione di reato.
 
L’imputata è la madre della titolare di un bar sito in frazione San Chiaffredo. Qui la notte del 14 giugno di tre anni fa i carabinieri avevano notato un’effrazione. Le immagini dell’impianto di videosorveglianza mostravano due giovani scendere da un furgone rubato, forzare la porta d’ingresso e rompere un vetro per poi uscire pochi istanti dopo con una slot e una macchinetta cambiamonete. Il veicolo e gli oggetti sottratti dal bar sarebbero stati ritrovati abbandonati in seguito. Nessuna notizia, invece, sugli autori del furto.
 
Il giorno successivo S.S. aveva sporto querela senza menzionare altri danni. Solo un mese e mezzo più tardi si sarebbe presentata in caserma per un’integrazione di denuncia: affermava di aver notato che dal locale erano state sottratte oltre 1200 bottiglie di vino e liquori, centinaia di pacchetti di caramelle e altre merci. Un quantitativo di refurtiva davvero troppo ingente per passare inosservato, secondo i carabinieri. A insospettire gli inquirenti erano stati il ritardo nella valutazione dei danni, la mancanza di riscontri nei video delle telecamere ma soprattutto il fatto che il luogo indicato come deposito sembrasse inidoneo a conservare così tante bottiglie e scatoloni. Il bar non disponeva di un magazzino e la Procura riteneva impossibile i beni fossero conservati, come affermato da S.S., sul balcone della cucina.
 
Ne è nato quindi il processo per simulazione di reato, alimentato dall’ipotesi che l’autrice della denuncia volesse “gonfiare” il rimborso assicurativo per il furto. Numerosi testimoni, amici della titolare e clienti di lunga data del bar, sono venuti in aula durante l’istruttoria per confermare di aver visto sul balcone il materiale inscatolato e di aver ascoltato S.S. lamentarne la successiva scomparsa. A convincere la Procura stessa dell’innocenza della donna, poi, ha concorso un altro particolare mai emerso nel corso delle indagini: in quel momento il locale non aveva alcuna assicurazione, quindi non ci sarebbe stato comunque un rimborso.
 
A confermarlo era stata l’imputata nella precedente udienza: “Lo stesso giorno del furto ho chiamato la compagnia e ho scoperto che la copertura assicurativa stipulata dalla precedente proprietaria del bar era scaduta. Quando ho presentato l’integrazione della querela sapevo di non avere diritto al risarcimento. Il conteggio che ho fatto non era preciso, sono andata a memoria cercando di ricordare quanta merce fosse stata rubata”. A fronte di questa circostanza, il pm Bombardiere ha chiesto l’assoluzione dalle accuse. Il difensore, avvocato Bottero, ha fatto notare dal canto suo come “fin da tempi non sospetti, prima dell’avvio del procedimento a suo carico, S.S. avesse riferito di non avere copertura assicurativa sul bar”.
 
Il giudice Marco Toscano ha infine assolto la donna perché il fatto non sussiste.

Notizie interessanti:

Vedi altro