CUNEO - Denunciata dal suo ex per estorsione, finisce a processo: “Rivolevo solo i miei soldi”

L’ex compagno sosteneva che la donna avesse organizzato una “spedizione punitiva” di fronte al suo luogo di lavoro. Ma il giudice non ha ritenuto sufficienti le prove

a.c. 10/03/2023 18:05

Era accusata di tentata estorsione una donna di origini rumene denunciata dal suo ex fidanzato, dopo un alterco davanti al luogo di lavoro di lui.
 
Due gli episodi contestati, risalenti all’ottobre e al novembre di tre anni fa. In entrambe le occasioni la donna, I.A., aveva chiesto con insistenza all’ex convivente di riavere una somma che affermava di avergli prestato prima della fine della relazione. L’uomo, dal canto suo, negava di avere pendenze di qualsiasi genere. “A maggio gli avevo prestato 1500 euro, di cui 700 per aggiustare l’auto e gli altri per un viaggio in Romania” ha ribadito in aula l’imputata, rievocando il periodo in cui avevano convissuto a Peveragno: “Pagavo tutto io, dato che l’affitto e le utenze erano intestate a me. Lui contribuiva per le piccole spese perché diceva che prendeva poco di stipendio. A me andava bene così, del resto era il periodo della pandemia e lui aveva poche occasioni per lavorare”.
 
Le cose sarebbero cambiate dopo la fine della relazione, senonché I.A. non aveva più occasioni per confrontarsi con lui: “Mi aveva bloccata sul telefono e i social, non riuscivo più a rintracciarlo”. Di qui la decisione di andare a Madonna dell’Olmo, nel piazzale antistante l’azienda di cui l’ex fidanzato era dipendente. Una prima volta vi si era recata in compagnia di due amici, un uomo e una donna. La seconda volta, a sette giorni di distanza, con un altro amico e un suo conoscente. “Ho aspettato che lui e il fratello uscissero dal parcheggio per parlargli, ma non ha neanche voluto fermarsi” ha precisato l’imputata, descrivendo il primo incontro. Quello successivo si era rivelato più turbolento, tant’è che una collega del destinatario delle presunte minacce, vedendolo rientrare agitato, aveva chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. La testimone aveva inoltre affermato di aver visto i due uomini che accompagnavano I.A. tentare di aprire il portellone dell’auto, in cui l’ex fidanzato e il fratello si erano rifugiati. Circostanze che l’imputata ha smentito davanti al giudice: “Non si sono avvicinati, hanno alzato la voce perché era in corso una discussione”.
 
I due accompagnatori hanno confermato di non aver posto in essere alcuna minaccia e che I.A., dal canto suo, si fosse limitata a chiedere quanto riteneva dovuto. Ciononostante, la versione difensiva non ha convinto il sostituto procuratore Francesca Lombardi, almeno per quanto concerne il secondo episodio: “Vi sono tutti gli elementi costitutivi della tentata estorsione” ha sostenuto la rappresentante dell’accusa, definendo la ricostruzione dell’imputata “difficoltosa e a tratti imbarazzata” e segnalando che “non è stata fornita alcuna prova in ordine all’esistenza del credito”. Per questo la Procura aveva domandato la condanna a un anno e dieci giorni. L’avvocato Paolo Dotta, per contro, ha sostenuto che “gli stessi testimoni della Procura non confortano l’ipotesi accusatoria”. Le affermazioni si sarebbero limitate alla promessa di “venire a casa da loro col recupero crediti”, senza minacce di sorta e senza gesti violenti.
 
Il giudice Marco Toscano ha infine assolto I.A. quanto al primo episodio perché il fatto non sussiste, quanto al secondo per il mancato raggiungimento della prova.

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