ROCCAVIONE - Denunciato perché brandiva una padella in strada, viene assolto dal giudice

I carabinieri sospettavano che il 46enne volesse “vendicarsi” di un conoscente: “Disse che gli aveva rubato una bici, gliel’aveva riportata e ne aveva rubata un’altra”

a.c. 21/03/2023 17:46

Di fronte al giudice ha spiegato di aver portato in strada la presunta “arma” solo perché voleva farla riparare: “Aveva il manico allentato”. Si parla di una normale padella da cucina, sequestrata dai carabinieri a un 46enne residente a Roccavione, R.C., nel marzo di due anni fa.
 
R.C. era stato anche denunciato per minaccia aggravata e porto d’arma impropria, dopo che una pattuglia del 112 lo aveva incrociato in via Tino Aime, nei pressi di un bar. “Era agitato e ci ha fermati, dicendo che era in attesa di un’altra persona che sarebbe arrivata da Borgo” ha detto in udienza il maresciallo Pisani, precisando che entrambi i protagonisti della vicenda erano già noti alle forze dell’ordine. Pare, sostengono i militari, che le intenzioni dell’uomo non fossero troppo amichevoli: R.C. avrebbe accusato il conoscente di avergli rubato due biciclette, a distanza di pochi giorni. “In sostanza - ha chiarito il maresciallo - gli aveva sottratto una bici, poi gliel’aveva riportata e gliene aveva sottratta un’altra nella stessa occasione”.
 
Quanto alla padella, sosteneva che sarebbe dovuta servire per difendersi da eventuali aggressioni dell’altro. I carabinieri avevano intimato a R.C. di tornare a casa, assicurandogli che si sarebbero preoccupati loro di rintracciare la persona con cui aveva appuntamento: “È stato poi ritrovato - ha aggiunto il maresciallo - presso l’abitazione di R.C., con una mountain bike grigia. È emerso che la bici rubata non era quella. Di fronte a noi i due, tenuti a distanza, si sono ingiuriati a vicenda”. Il destinatario delle presunte minacce, un 38enne roccavionese, ha confermato di aver avuto un dissidio con il compaesano, ma di non essersi intimorito alla vista dell’utensile: “Ho visto che aveva una padella in mano, ma non so cosa ci volesse fare. Ero a una trentina di metri e non ho avuto la possibilità di avvicinarmi”.
 
Prima di chiudere l’istruttoria il giudice ha ascoltato anche la versione dell’imputato. L’uomo ha negato di aver mai minacciato il suo conoscente e ha aggiunto di non ricordare nemmeno se avesse ancora in mano la padella quando lo ha incontrato: “Io sono rientrato in casa e poi sono arrivati i carabinieri. Mi hanno detto che volevano la padella, perché secondo loro l’avrei voluta usare contro le altre persone”.
 
A fronte degli elementi raccolti, lo stesso pubblico ministero Luigi Dentis ha chiesto l’assoluzione per il 46enne: “Dall’istruttoria non è emerso con sufficiente chiarezza che la padella fosse stata brandita verso la persona offesa, nel momento in cui le parti si sono fronteggiate”. Alle conclusioni dell’accusa si è associato, per la difesa, l’avvocato Paolo Dotta. Il giudice Lorenzo Labate ha quindi assolto l’imputato perché il fatto non sussiste, disponendo inoltre la restituzione della padella.

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