CUNEO - Detenuto del Cerialdo tenta di ingoiare pile elettriche e picchia due agenti

Il recluso magrebino doveva essere rimpatriato. Le guardie sono riuscite a bloccarlo prima che ingerisse le batterie e una lametta, ma hanno riportato lesioni

Redazione 23/11/2023 17:10

Ancora disordini fra le mura del carcere di Cerialdo, dove nella giornata di ieri, mercoledì 22, un detenuto di origine magrebina ha tentato di ingoiare le pile che teneva in tasca e aggredito due agenti, prima che questi riuscissero a bloccarlo.
 
Il recluso avrebbe dovuto essere affidato al personale della Questura e accompagnato al centro di permanenza per il rimpatrio. L’operazione però ha assunto contorni critici nel momento in cui l’uomo, rifiutando di consegnare le batterie, le ha messe in bocca e ha tentato di ingerirle. Preoccupati per le possibili conseguenze, i poliziotti penitenziari hanno cercato di fermarlo, ma il detenuto ha reagito con violenza. Uno dei sorveglianti è stato colpito con un pugno al naso ed è caduto a terra, il secondo è stato raggiunto da un calcio.
 
Per fortuna, il detenuto è stato comunque bloccato prima che potesse infliggersi lesioni: gli agenti sono riusciti a fargli espellere due pile e una lametta che aveva precedentemente occultato in bocca. A seguito dell'aggressione, la guardia colpita al naso è stata accompagnata presso il Pronto Soccorso più vicino, dove, a causa delle lesioni riportate, gli sono stati prescritti cinque giorni di prognosi.
 
Dura la reazione dell’Osapp, per voce del segretario generale Leo Beneduci: “Il personale della casa circondariale di Cuneo, nonostante i sacrifici e la professionalità in penuria di organico, è di fatto abbandonato a se stesso”. Anche in ragione della massiccia presenza di detenuti con problemi di natura psichiatrica, aggiunge il sindacalista, “si è giunti a un punto di non ritorno”. L’Osapp chiede che intervenga il presidente del consiglio Giorgia Meloni “dichiarando lo stato di emergenza e provvedendo per la nomina di un commissario straordinario, che ripari in primo luogo alle gravi carenze organizzative gestionali e alle disattenzioni degli organi dell’amministrazione penitenziaria di Roma”.

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