CUNEO - Diciottenne finì in overdose dopo un droga party, la Procura chiede otto anni per il presunto pusher

Il giovane era entrato in coma dopo un mix di eroina, metadone e altre sostanze. Due amici presenti sono accusati di omissione di soccorso: “Non chiamarono il 118”

a.c. 08/11/2021 18:10

 
“Quelli dell’ambulanza ci dissero che dieci minuti dopo sarebbe morto” racconta il proprietario dell’abitazione di Cuneo vecchia dove risiedeva il giovane, all’epoca appena diciottenne, rimasto vittima di un’overdose di droga nell’agosto del 2016.
 
Nel suo sangue i medici trovarono tracce di cocaina, eroina, cannabis e superalcolici, insieme al metadone che il ragazzo sostiene essergli stato iniettato da un coinquilino: dopo essere finito in coma aveva lottato tra la vita e la morte per sei giorni. Il mix di sostanze non gli fu letale solo per un caso fortuito e per l’intervento tempestivo della sua fidanzata di allora. Non avendo notizie di lui dalla sera precedente, la ragazza era andata a cercarlo a casa e l’aveva trovato già in overdose: nessuno prima di lei si era curato di chiamare il 118, nonostante l’amico versasse da ore in quelle condizioni. A carico del coinquilino A.T., colui che secondo le accuse avrebbe iniettato il metadone quando il giovane era già semincosciente, si procede per i reati di omissione di soccorso e minaccia. L’omissione di soccorso è contestata anche a E.P., tossicodipendente abituale seguito dal Sert, che secondo gli inquirenti era in possesso del metadone e avrebbe preso parte anche lui al festino. Una terza persona, il pregiudicato F.G. detto “zio Frank”, avrebbe invece fornito la droga: per questo deve rispondere sia di spaccio che di lesioni gravi in conseguenza di altri reati.
 
Il pubblico ministero Anna Maria Clemente ha ripercorso nella sua requisitoria le fasi salienti della vicenda. A.T. e la vittima dell’overdose vivevano assieme in casa di un terzo soggetto, non imputato in questo procedimento. Comune sarebbe stata la decisione di darsi a un consumo sfrenato di droghe quella sera, rifornendosi anche da F.G. con duecento euro di cocaina: “Ce l’aveva data a un prezzo speciale per la festa” ha raccontato la parte offesa. A convincerlo a passare ad altre sostanze sarebbe stato però il suo coinquilino: “Era la prima volta che mi facevo di eroina: mi istigavano, soprattutto A.T. mi stava addosso. Avevo vissuto in casa sua e gli avevo sempre detto di no, ma quella sera ho accettato”. Il giovane ha detto di ricordare di essere stato male nella notte e di essersi ripreso solo per poco tempo, dopo un primo svenimento. Sarebbe stato allora che A.T. avrebbe confessato all’amico di avergli iniettato del metadone, prima che costui perdesse di nuovo i sensi. Sia la fidanzata del ragazzo che il padrone di casa affermano che A.T. si sarebbe adoperato in seguito per evitare che venisse chiamata un’ambulanza.
 
Sulla scorta di queste testimonianze e delle intercettazioni telefoniche successive, il procuratore ha chiesto la condanna di A.T. e di E.P. (colui che aveva portato in casa il metadone) a un anno di carcere per l’omissione di soccorso. La pena più pesante è quella proposta per F.G., il presunto spacciatore, del quale si chiede la detenzione per otto anni e sei mesi e una multa da 48mila euro: sebbene non fosse presente alla festa, a lui si imputa di aver venduto cocaina di cattiva qualità e soprattutto di non aver considerato i rischi derivanti dal consumo combinato con altre sostanze, sebbene conoscesse le abitudini dei “clienti”. Alle richieste si è associato l’avvocato della parte civile Fabrizio Bosio, domandando un risarcimento di 50mila euro.
 
Tutte e tre le difese hanno sostenuto che la testimonianza della parte offesa sia da considerarsi inattendibile. Per l’avvocato Attilio Martino, difensore di A.T., rileva il fatto che costui avrebbe cercato di praticare un massaggio cardiaco all’amico in overdose, circostanza che escluderebbe l’omissione di soccorso. La difesa di E.P., rappresentata da Laura Desaymonet, sottolinea che l’imputato non si era trattenuto nell’alloggio dopo la festa. Quanto al presunto pusher, F.G., il suo legale Giulia Dadone contesta il fatto che “da una singola cessione di 2 grammi di cocaina, ammesso che ci sia stata, si fa discendere la responsabilità dell’overdose che fu invece provocata dal mix di eroina e metadone”.
 
Il 20 gennaio è atteso il pronunciamento del giudice.

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