CUNEO - Diede false generalità ai carabinieri durante i controlli del primo lockdown, ma il giudice lo assolve

L’imputato, un 21enne fermato a Cerialdo nell’aprile 2020, aveva fornito nome e data di nascita non corrispondenti sul modulo di autocertificazione

a.c. 01/04/2021 13:28

 
Era stato fermato a Cerialdo insieme a un amico nell’aprile 2020, nel mezzo del primo confinamento generale imposto dall’emergenza coronavirus.
 
Ai carabinieri che avevano chiesto spiegazioni sul perché F.S. e l’altro ragazzo fossero in giro in apparente violazione del dpcm, entrambi i giovani avevano risposto di essere usciti di casa per prelevare denaro dal bancomat. I militari avevano quindi chiesto ai due fermati di compilare il modulo di autocertificazione, ma era poi emerso sia l’uno che l’altro avevano fornito generalità non corrispondenti a quelle reali.
 
Nel caso di F.S. si trattava in realtà di una minima variazione: appena una lettera del cognome diversa e un numero modificato nella data di nascita. Più grossolano il falso commesso dalla persona che era con lui e che in seguito ha patteggiato una pena per false generalità. Per lo stesso reato è finito a processo F.S., 21enne incensurato di origini nordafricane, che è venuto in tribunale a rendere la sua versione.
 
Il pubblico ministero Rosa Alba Mollo non ha però creduto all’ipotesi di un doppio errore in buona fede e ha chiesto per l’imputato la condanna di un anno: “Si trattava di un periodo particolare in cui eravamo tutti chiusi in casa, queste autocertificazioni erano le prime che venivano fatte compilare e c’era una grossa campagna informativa a riguardo. Il fatto penalmente rilevante però è che i dati personali indicati fossero falsi”. La questione, ha sottolineato la rappresentante dell’accusa, non riguarda quindi il semplice fatto che i due ragazzi potessero non avere necessità urgenti per uscire: “Vi sono alcune sentenze recentissime in relazione alle autocertificazioni, ma questo è un caso completamente diverso perché non giudichiamo il contenuto della dichiarazione bensì la falsità della stessa”.
 
Per l’avvocato Paolo Monica rileva invece il fatto che le dichiarazioni fossero state compilate in fretta e furia scrivendo sulla cappelliera della volante dei carabinieri, mentre questi ultimi si apprestavano ad andarsene perché chiamati ad altro intervento: “A differenza del coimputato, il quale ha rilasciato dichiarazioni del tutto false, F.S. ha sbagliato a riportare una lettera e un numero. In ogni caso la sua identità era già conosciuta dal carabiniere che lo ha fermato, tant’è che non ci sono stati problemi a rintracciarlo a casa”.
 
Il giudice Giovanni Mocci ha ritenuto insussistente il dolo specifico, assolvendo F.S. perché il fatto non costituisce reato.

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