DRONERO - Due single a nozze: inscenavano falsi matrimoni per ottenere la cittadinanza italiana

Una 42enne di Dronero ha sposato tre uomini diversi nel giro di sette anni, in cambio riceveva un vitalizio. Ora lei è irreperibile e gli 'ex' sono... ''in braghe di tela''

Samuele Mattio 15/05/2020 12:15

 
 
Due single a nozze. La trama della commedia cult di David Dobkin non c’entra nulla con i fatti di cronaca di cui vi andiamo narrando, ma il titolo del film ben si adatta a quanto accaduto a una donna 42enne di Dronero, sposatasi per ben tre volte con uomini di cui verosimilmente non conosceva nemmeno il nome. 
 
Il fine della messinscena, ripetutasi sistematicamente nel giro di sette anni, era quello di far ottenere la cittadinanza italiana al marito di turno in cambio di denaro. A smascherare il meccanismo sono stati i poliziotti dell’ufficio immigrazione della Questura di Cuneo, coordinati dalla dirigente Stefania Pierazzi. Gli agenti si sono insospettiti quando, nei giorni scorsi, hanno ricevuto una richiesta di rinnovo di permesso di soggiorno da parte di un marocchino che giusto qualche giorno prima era risultato senza fissa dimora durante il controllo di una volante in una cascina abbandonata a Madonna dell’Olmo. Le verifiche hanno portato gli agenti a scoprire che l’uomo risultava sposato con una donna italiana, ma l’anomalia della mancata convivenza ha reso chiaro che si trattava di un matrimonio di comodo. Le verifiche effettuate su di lei, di origini marocchine, ma con regolare cittadinanza italiana ottenuta nel 2004, hanno portato gli uffici di piazza Torino a scoprire che aveva contratto tre matrimoni con altrettanti connazionali, poi terminati nel giro di breve tempo.
 
Per anni residente a Dronero, dove effettuava lavori saltuari, la donna risulta attualmente irreperibile. Sulla sua testa pende una denuncia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per le falsità connesse ai matrimoni fittizi. Nei guai anche i suoi ex mariti: uno è già stato destinatario di un provvedimento di espulsione, mentre per gli altri due sono state avviate le pratiche in quanto si trovano sul territorio nazionale senza permesso di soggiorno. “Per loro non c’è nemmeno stato il tempo minimo dei tre anni a garantire loro la cittadinanza - ha spiegato la Pierazzi - : li ha lasciati in braghe di tela”. “Si tratta di un sistema allettante - ha continuato la dirigente -, di solito il pagamento avviene con una sorta di ‘vitalizio' da qualche centinaio di euro, garantendo una rendita continuata nel tempo”. Evidentemente però, gli ‘sposi’ non avevano fatto i conti con l’efficienza dell’ufficio PASeI della Polizia di Stato.
 

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