CUNEO - Evasione, condannato a otto mesi il consulente fiscale Adriano Bruno

Prescritti i principali capi d’imputazione: la Procura ipotizzava una frode da oltre 4 milioni. Per un ulteriore episodio il giudice ha assolto il contabile cuneese

Andrea Cascioli 20/10/2023 19:01

Otto mesi di reclusione, a pena sospesa, per uno solo dei sedici capi d’imputazione contestati. Prescritti tutti gli altri, tranne uno per cui il giudice Giovanni Mocci ha pronunciato un verdetto assolutorio, perché il fatto non costituisce reato: questa la sentenza del tribunale di Cuneo nei confronti del ragionier Adriano Bruno, finito a processo per evasione fiscale.
 
Per il consulente fiscale di origini borgarine, titolare di un avviato studio contabile nel centro di Cuneo, si tratta dell’ultimo capitolo in una vicenda giudiziaria incominciata ormai più di un decennio fa. Un primo troncone dell’inchiesta sulle dichiarazioni presentate dallo Studio Sistem aveva portato all’assoluzione in appello di Bruno, dopo la condanna in primo grado. In questo caso la Procura accusava il ragioniere di aver favorito l’evasione di 1 milione e 137mila euro di imposte dovute da diversi clienti. A sua volta avrebbe poi compiuto atti fraudolenti per evitare la riscossione coattiva dei beni di sua proprietà, dopo che gli erano stati contestati mancati pagamenti per 3 milioni e 203mila euro.
 
“Costi inventati, oppure ingiustificati, per abbassare il fatturato” secondo le dichiarazioni della socia d’opera dello studio, anche lei in un primo tempo indagata ma poi prosciolta: “Facevo solo ciò era richiesto anche agli altri dipendenti e non ho mai avallato fatturazioni false né dichiarazioni infedeli” ha testimoniato la donna. “Potevo gestire insieme agli impiegati i contatti con i clienti, oppure le intermediazioni di finanziamenti e i leasing, ma non tutte le pratiche” si è giustificato l’accusato. Al vaglio degli inquirenti c’erano, oltre a quelle dei clienti, le dichiarazioni personali del ragioniere, riferite agli anni dal 2008 al 2011.
 
Su tutte queste imputazioni, come detto, era già calata la mannaia della prescrizione. Due quelle rimaste in piedi, una riferita allo stesso Bruno - per la dichiarazione del 2012, con oltre 193mila euro evasi secondo la Finanza - e l’altra a un cliente, titolare di studio dentistico. Il professionista ha spiegato di aver chiesto ai consulenti fiscali di occuparsi del passaggio di proprietà dei macchinari, dopo la morte del padre e la successione: “Lo studio mi ha comunicato che non avevamo avuto benefici fiscali”.
 
“È stata prodotta una fattura per operazioni inesistenti, come dimostra anche la numerazione” ha rilevato il sostituto procuratore Alberto Braghin, chiedendo per le imputazioni superstiti la condanna a un anno e nove mesi di carcere. “Ancora una volta, come nel processo precedente, non sono stati dimostrati tutti gli elementi necessari per una sentenza di colpevolezza. Non è provata neanche la responsabilità ascrivibile allo studio” ha obiettato l’avvocato Nicola Caminiti, difensore dell’imputato: “Non c’è nulla di illecito o scandaloso - ha aggiunto - nel sistema utilizzato per far passare i beni strumentali dalla ditta del padre a quella del figlio. Lo Studio Sistem è comunque subentrato solo in un secondo momento, operando le correzioni del caso”.

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