CUNEO - Fatture false, Adriano Bruno si difende: “Non davo direttive ai miei impiegati”

Al consulente fiscale cuneese, già coinvolto in una vicenda analoga per cui è stato assolto, è contestata un’evasione da oltre 4 milioni di euro

a.c. 03/11/2022 16:25

Ha parlato di fronte al giudice per oltre due ore, rispondendo alle domande del suo avvocato e del pubblico ministero e difendendosi dalle accuse. Il ragionier Adriano Bruno, titolare di uno studio di consulenza fiscale a Cuneo, è accusato di aver agevolato una maxi evasione fiscale da oltre 4 milioni di euro.
 
Soldi che, secondo le ipotesi della Procura, Bruno avrebbe in parte fatto “risparmiare” ai suoi clienti aiutandoli ad evadere le imposte sul reddito e sull’Iva. Il consulente avrebbe registrato spese fittizie in capo ad alcune aziende di cui seguiva la contabilità, favorendo l’evasione di 1 milione e 137mila euro. A sua volta avrebbe poi compiuto atti fraudolenti per evitare la riscossione coattiva dei beni di sua proprietà, dopo che gli erano stati contestati mancati pagamenti per 3 milioni e 203mila euro. Gli accertamenti delle fiamme gialle in capo allo Studio Sistem snc di via Mameli risalgono ormai a oltre un decennio fa. Secondo una ex dipendente, talvolta erano i clienti a sollecitare gli “aggiustamenti”: “A volte ci telefonavano spudoratamente dicendo ‘parlate con il ragioniere, non vogliamo pagare così tanto per l’Iva’. Per questo le pratiche venivano riviste con Bruno, era anche l’unico modo per tutelarci”. Durante i controlli erano stati sequestrati fogli con la dicitura “visto con Adriano”, riferiti a registrazioni contabili che si ritiene essere state prodotte solo per coprire le false fatture.
 
L’imputato, già coinvolto in una vicenda analoga per la quale era stato condannato in primo grado a un anno e quattro mesi di carcere e poi assolto in appello con sentenza ormai definitiva, ha ripercorso la genesi dei fatti per cui oggi è di nuovo a processo: “L’indagine nei miei confronti è partita dall’esposto di un ex cliente che aveva lasciato lo studio. Sosteneva di non aver potuto difendersi da un accertamento dell’Agenzia delle Entrate perché lo studio lo aveva privato dell’uso della documentazione. L’Agenzia delle Entrate aveva chiesto chiarimenti, era emerso che nessun documento era stato nascosto”. Decaduta l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato, ha spiegato Bruno, sono partite le verifiche fiscali con i clienti: “Controlli effettuati anche a mia insaputa, con momenti concitati in studio perché i clienti davano a noi la colpa”. A sua insaputa, sostiene il contabile, sarebbero state registrate anche le fatture ritenute false dalla Procura: “Potevo gestire insieme agli impiegati i contatti con i clienti, oppure le intermediazioni di finanziamenti e i leasing, ma non tutte le pratiche. I documenti con la spunta ‘visto con Adriano’ sono quelli che venivano vagliati con me perché erano sorte problematiche, ma intervenivo solo dopo che erano già stati registrati”. Sovente, spiega, “succedeva che i clienti comunicassero le registrazioni da fare e producessero in seguito il documento”.
 
A Bruno si contesta anche l’intestazione di beni in capo alla società Sofi s.s., costituita da lui con un 10% di partecipazione sul capitale sociale che veniva detenuto per la restante parte dalla sua convivente. Un mero escamotage per evitare i sequestri preventivi, secondo la Procura. Un passaggio obbligato, ribatte l’accusato: “I giornali hanno parlato di una truffa ai danni dello Stato da 25 milioni di euro, notizia in seguito smentita ma a causa della quale ero stato convocato da tutti gli istituti bancari con cui collaboravo. Mi hanno imposto di costituire una società per gestire i rapporti di debito: io non potevo aprire nemmeno un conto corrente”. Il procuratore ha chiesto ragione del fatto che il conto postale della sua compagna fosse alimentato “da assegni di incerta origine”: “Provenivano dal suo ex marito - ha risposto il ragioniere -. Si parla di un conto che comunque aveva un saldo massimo di 11mila euro, ben al di sotto dei volumi di affari dello studio che a quell’epoca fatturava un milione di euro all’anno”.
 
L’ultimo atto del processo dovrebbe svolgersi il prossimo 22 dicembre, con la discussione finale.
 
 
Rettifica: contrariamente a quanto riportato in prima battuta, si precisa che il ragionier Bruno è stato assolto dal precedente procedimento con formula piena. La sentenza della Corte d’Appello di Torino, oggi irrevocabile, è stata emessa in data 7 marzo 2022 e ha riformato in toto la sentenza emessa dal Tribunale di Cuneo il 9 marzo 2021. Si tratta dell'unico processo a carico del rag. Bruno Adriano terminato con sentenza passata in giudicato.

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