CUNEO - Forniva agli extracomunitari finte partite Iva per avere il permesso di soggiorno: condannato

Salah Zarroqi, 51enne marocchino, agiva da “intermediario” indirizzando i clienti al consulente fiscale Danilo Bruno: una ventina i falsi permessi ottenuti

a.c. 13/04/2021 19:48

 
Era accusato di essere il principale procacciatore di clienti per il consulente fiscale cuneese Danilo Bruno. I clienti in questione, però, erano immigrati che difficilmente avrebbero potuto ottenere il permesso di soggiorno in maniera legale, perché lavoravano in maniera saltuaria o in nero.
 
Salah Zarroqi, cittadino marocchino oggi 51enne, era colui che li indirizzava presso lo studio di Bruno in corso Giolitti, presentandolo agli extracomunitari come un commercialista in grado di aiutarli. Per ottenere i permessi Bruno ricorreva all’apertura retrodatata di partite Iva e conti economici fittizi in capo alle ditte individuali di cui gli immigrati risultavano titolari, nonché a dichiarazioni fiscali mai trasmesse all’Agenzia delle Entrate e finti crediti sul pagamento dei contributi previdenziali. Il maghrebino, all’epoca residente a Centallo, aveva intanto messo in piedi una vera e propria agenzia con sede dapprima a Bra e poi a Fossano, nei pressi della stazione: un’attività per la quale, tuttavia, non avrebbe mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi. Stando a quanto dichiarato dai clienti, i compensi variavano tra i 150 e i 250 euro per il ragioniere, tra i 30 e i 50 euro per l’intermediario.
 
A far saltare il banco avevano provveduto però le indagini della Procura, culminate nell’arresto di Bruno e Zarroqi nel luglio 2016: il contabile, in seguito, ha patteggiato per questa vicenda una condanna a tre anni. L’ex coimputato ha scelto invece il processo con rito ordinario, al termine del quale il sostituto procuratore Alberto Braghin ha chiesto per lui la condanna a quattro anni e sei mesi. Il rappresentante dell’accusa ha fatto riferimento ai numerosi riscontri acquisiti con le intercettazioni, nonché alla registrazione di un colloquio fornita da un avvocato di Cuneo nel quale Zarroqi avrebbe ammesso di essere a conoscenza della fittizietà di queste operazioni: in totale, una ventina di pratiche riferite ad altrettanti cittadini stranieri. Gli avvocati Ambrogio e Bragaglia hanno contestato soprattutto la legittimità di quest’ultimo elemento di prova, nonché il fatto che Zarroqi avesse tratto un ingiusto profitto dalla condizione di illegalità degli extracomunitari che a lui si rivolgevano.
 
Il giudice ha comunque ritenuto sussistenti gli elementi del reati, condannando il 51enne alla pena di tre anni e sei mesi di carcere per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso ideologico.

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