BORGO SAN DALMAZZO - Furto durante il lockdown, condannato un 36enne di Borgo

Il pregiudicato era stato individuato dopo aver caricato le merci lasciate incustodite davanti a un negozio. L’auto era quella della fidanzata, ignara di tutto

a.c. 09/06/2021 20:14

 
I carabinieri di Valdieri erano arrivati a lui seguendo le tracce di una Ford Focus azzurra, segnalata come veicolo utilizzato per un furto nel comune di Borgo San Dalmazzo.
 
L’intestataria, una 27enne roccavionese, era ignara di tutto. Ai militari e al giudice ha raccontato di essersi limitata ad accompagnare il suo fidanzato e convivente di allora, J.C., sul retro di un negozio in via Cuneo, il Best One: “Mi aveva detto che bisognava aiutare delle persone a spostarli e che parte di questa oggettistica era stata donata a noi. Io ho acconsentito malvolentieri perché mi sembravano prodotti inutilizzabili e perché essendoci il lockdown non avremmo dovuto nemmeno essere lì”.
 
La vicenda risale infatti al 25 aprile dello scorso anno, in pieno periodo di confinamento sanitario. Una circostanza che aveva reso più facile il lavoro degli inquirenti: nel veicolo parcheggiato erano stata rinvenuta tutta la refurtiva, di scarsissimo valore. Vasi di fiori di plastica, sacchi di terriccio e di argilla, un paio di tagliasiepi e un monopattino arrugginito e altro materiale da hobbistica. Prodotti che si pensava essere di scarto, ma che i proprietari del negozio hanno riconosciuto come propri e destinati alla vendita.
 
Da qui è partita la denuncia contro J.C. pregiudicato di 36 anni, già condannato nel dicembre scorso per il furto di una bicicletta a Robilante. Tenuto conto dei precedenti, il pubblico ministero Anna Maria Clemente ha chiesto per lui la condanna a nove mesi e una sanzione 300 euro. Gli è stata contestata anche l’aggravante dell’aver rubato cose esposte alla pubblica fede: gli oggetti, ha ricordato il procuratore, erano stati posti all’esterno del negozio proprio perché in magazzino non c’era più posto. Il difensore, avvocato Fabrizio Filipponi, ha contestato sia l’aggravante che la richiesta di condanna: “Non si dovrebbe nemmeno parlare di furto viste le modalità con cui erano custoditi gli oggetti. Vedendo le merci in prossimità di un cancello si poteva pensare che fossero state lasciate lì per essere smaltite e che comunque non fossero di proprietà dell’esercizio commerciale”.
 
Il giudice Anna Gilli, pur escludendo l’aggravante, ha condannato J.C. a sei mesi di reclusione e 180 euro di multa.

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