CUNEO - Graffiti ‘satanici’ in Cuneo vecchia, assolto un 27enne

Il giovane era stato denunciato come complice dell’autore materiale di decine di imbrattamenti nel centro storico, già condannato

a.c. 04/11/2019 17:14

 
È stato assolto per non aver commesso il fatto il 27enne cuneese D.M., denunciato dalla Digos come presunto corresponsabile di una serie di imbrattamenti su edifici, portoni, auto, bidoni e vetrine di negozi nel centro storico del capoluogo, comparsi nella notte tra l’11 e il 12 novembre 2017.
 
Nella domenica della Straconi la città si era risvegliata trovando decine di scritte e graffiti tutti realizzati con la stessa bomboletta spray di colore giallo: tra i simboli più ricorrenti la A cerchiata dell’anarchia, la stella di Davide e la cifra ‘satanica’ 666. I vandalismi avevano interessato un’area compresa tra l’inizio di viale Angeli, via Bonelli, via Alba, via fratelli Ramorino e altre ancora, deturpando tra l’altro la sede del tribunale civile (ex scuola Lattes) e la ex chiesa di Santa Chiara in via Savigliano, sul cui portone venne tracciato il celebre 666 che nell’Antico Testamento - e nella simbologia satanista - rappresenta il ‘numero della Bestia’.
 
Le indagini della Questura avevano consentito di individuare in poco tempo i due presunti responsabili della bravata. L’allora 24enne J.S., proprietario della famigerata bomboletta gialla, aveva ammesso le sue responsabilità e patteggiato. Il suo amico D.M. si è invece sempre professato innocente e ha optato per il rito ordinario: a processo il giovane doveva rispondere anche di insulti e minacce a un agente, cosa per cui invece è stato ritenuto colpevole e condannato a quattro mesi e venti giorni.
 
“Il deturpamento, frutto di una notte molto poco ‘brava’, ha procurato danni a una pluralità di soggetti” ha sottolineato nella requisitoria il pubblico ministero Luigi Dentis, ricordando come i fotogrammi delle videocamere consentissero di stabilire con certezza che J.S. e D.M. si trovavano assieme sui luoghi del ‘misfatto’ ed erano anche stati ripresi nell’atto di passarsi la bomboletta. “Un’identificazione che non è mai stata smentita nemmeno dagli imputati” ha aggiunto l’avvocato Enrico Gaveglio, rappresentante del Comune di Cuneo costituitosi come parte civile nel procedimento.
 
La difesa, affidata all’avvocato Marcello Dedominici, ha infatti sostenuto che i due amici avessero trascorso la notte assieme in vari locali di Cuneo, congedandosi dopo le quattro. Solo a quel punto J.S. avrebbe dato libero sfogo alla sua vena graffitara: la versione è stata confermata da entrambi in aula, ma la Procura l’ha ritenuta inattendibile. A sostegno di questa tesi, il difensore ha ricordato che “sebbene si veda la bomboletta passare di mano, non c’è un solo fotogramma che ritragga D.M. mentre compie atti vandalici”.
 
Riguardo agli altri reati contestatigli, l’imputato aveva riferito al giudice di essere stato strattonato dagli agenti in Questura e di aver opposto solo una ‘resistenza passiva’ a queste condotte. Un racconto che il tribunale non ha ritenuto credibile, condannando il 27enne per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale.

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