VINADIO - “I vertici di Sant’Anna mi chiesero di creare un sito per colpire Acqua Eva”

Parla in tribunale la mente della “guerra dell’acqua”. A processo l’ad Alberto Bertone e il manager Luca Cheri, che ammette: “Volevamo toglierci un sassolino”

Andrea Cascioli 24/10/2023 19:31

Sant’Anna contro Eva: l’ultima battaglia nella “guerra dell’acqua” che le cronache raccontano ormai da mesi si è combattuta stamane in un’aula del tribunale di Cuneo, dove Alberto Bertone e Luca Cheri, ad e direttore commerciale del colosso industriale di Vinadio, sono accusati di diffamazione e turbata libertà del commercio.
 
Contro di loro c’è una denuncia, presentata nel 2018 dalla famiglia Rivoira, cioè dai proprietari del marchio Eva di Paesana. Riguarda una sedicente testata giornalistica online, denominata mercatoalimentare.net: un sito creato ad arte per colpire l’azienda, alimentando le voci di un’imminente acquisizione da parte della catena di supermercati Lidl. “Abbiamo perso il 50% dei volumi che avevamo con Coop e che ai tempi valevano il 7% delle bottiglie vendute, cioè circa 10 milioni di bottiglie” lamenta il direttore commerciale di Acqua Eva, avvalorando la tesi di un durissimo colpo inferto all’impresa.
 
Dietro a quel sito c’era uno studente universitario di 22 anni, moncalierese, iscritto ad economia. Si chiama Davide Moscato e oggi ha deposto in aula contro i manager dell’azienda con cui aveva appena iniziato a collaborare, all’epoca dei fatti. Un rapporto di lavoro nato per caso, incontrando Bertone al bar dopo una lezione universitaria: “Mi lasciò un biglietto da visita e pensai di ricontattarlo pochi giorni dopo. A quei tempi gestivo pagine Facebook da cui traevo piccoli guadagni: gliene parlai e vidi che Bertone era molto interessato, mi chiese se avessi esperienza nell’online e nell’e-commerce”. Da lì l’ingresso in Sant’Anna: “Mi sembrò un sogno: uno studente fuoricorso come me, senza nessuna raccomandazione, poteva avere un’opportunità in un’impresa così importante. Fui anche accompagnato a Vinadio a conoscere i collaboratori”.
 
L’idea della falsa testata sarebbe stata ventilata poco dopo: “La prima richiesta mi arrivò al ritorno da una trasferta con Cheri. Disse che un competitor aveva rapporti molto stretti con la catena Lidl e ciò non era corretto verso le altre aziende. Perciò gli sarebbe piaciuto rendere pubblica questa circostanza: penso fosse in particolare Bertone ad avere questa idea in testa”. In seguito Bertone e Cheri gli avrebbero chiesto di pubblicare un blog “che si mostrasse il più possibile imparziale e dunque senza riferimenti ad Acqua Sant’Anna”. Il giovane, a questo riguardo, precisa: “Non mi dissero mai in maniera esplicita che volevano danneggiare Acqua Eva, altrimenti mi sarei tirato indietro. Dissero che era una questione di interesse pubblico”. Il progetto, spiega, non prevedeva una divulgazione pubblica delle informazioni: “Credo si sia parlato di un elenco di buyers da informare. Questi nomi non vennero mai condivisi con me, probabilmente perché non volevano dare a un ragazzino un elenco di clienti di altissimo profilo”.
 
Sta di fatto che l’articolo intitolato “Acqua Eva è un brand di proprietà di Lidl?” avrebbe presto creato scandalo: “Dopo un paio di mesi fui informato da Cheri che era successo un casino, legato a quell’articolo”. Lui stesso, una volta ricevuta una diffida legale dai concorrenti, aveva deciso di oscurare il sito. Ma da quel momento si sarebbe incrinato anche il rapporto con i suoi capi: “Avevo rinnovi contrattuali di due o tre mesi, poi ricevetti un indeterminato ma tramite l’Adecco. Fui trasferito in magazzino a Beinasco: era un lavoro pesantissimo e insicuro, perciò rassegnai le dimissioni a ottobre. Non penso però di essere stato trasferito come ‘punizione’ per aver rimosso l’articolo: il rapporto si incrinò semplicemente perché vennero a mancare le cose che all’inizio c’erano”.
 
“Io e Bertone volevamo toglierci un sassolino dalla scarpa” ammette il direttore commerciale Cheri, pur negando di aver “dettato” al telefono l’articolo incriminato, come afferma Moscato: “La voce sull’acquisizione di Acqua Eva da parte di Lidl circolava da tempo, - aggiunge - perché per lavorare in Italia con Lidl bisognava passare attraverso Fruitservice. Nel momento in cui l’ad di Fruitservice Norbert Gasser è entrato come consigliere in Acqua Eva, questa voce ha iniziato a circolare”. L’obiettivo dell’operazione era “creare imbarazzo, ma non di certo danneggiare i concorrenti”: “Poco prima avevamo avuto un problema di cattivi odori nella linea di produzione: Acqua Eva andava nei supermercati per invitare i compratori a cambiare acqua”. Cheri sostiene comunque di non sapere chi e come abbia messo la “pulce nell’orecchio” al category manager di Coop Italia Luciano Villani: “Io non ero in grado di inviarlo in modo anonimo e nemmeno Bertone”. In ogni caso, il manager di Sant’Anna dice di non credere che questi gossip possano essere all’origine dei mancati rinnovi contrattuali tra Eva e alcune coop: “Nel mondo delle acque si chiedono grossi contributi di inserimento, perché ci sono circa 200 marche in Italia e mediamente solo una ventina di posti pallet disponibili nei supermercati. Le ragioni dei mancati rinnovi sono commerciali”.
 
Il prossimo 22 dicembre sarà Alberto Bertone a rendere la sua versione dei fatti davanti al giudice.

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