AISONE - In auto al Colle della Maddalena con tre clandestini pakistani: condannato un indiano

Il passeur era stato arrestato dalla Polizia di Frontiera nel maggio scorso. I quattro avevano raccontato di essere diretti all’ospedale per visitare un conoscente

Andrea Cascioli 05/02/2024 20:00

Si è chiuso con la condanna a un anno e quattro mesi, più 30mila euro di multa, il processo a un passeur indiano arrestato il 26 maggio scorso dalla Polizia di Frontiera, dopo un controllo sulla Statale 21.
 
All’altezza di Aisone, gli agenti del settore di Limone Piemonte avevano fermato la Fiat 500 X su cui Sukhwinder Singh viaggiava insieme ad altre tre persone di nazionalità pakistana. Il guidatore, incensurato, aveva preso a noleggio un’auto con targa portoghese. Dagli accertamenti sul navigatore satellitare era emerso che la destinazione indicata era il comune di Torre Canavese, in provincia di Torino. I quattro tuttavia dichiaravano di essere diretti all’ospedale Santa Croce di Cuneo, per far visita a un loro amico ricoverato di cui avevano anche indicato il nome. Dopo essersi sincerati che nessun paziente con quel nominativo si trovava presso il nosocomio cittadino, i poliziotti avevano accompagnato i quattro a Limone per procedere alla fotosegnalazione: nessuno di loro era provvisto di documenti.
 
In seguito l’autovettura era stata sequestrata e per Singh era scattato prima l’arresto, poi il divieto di dimora in provincia di Cuneo. Dagli ultimi riscontri risulterebbe che l’uomo si trovi al momento in Portogallo, mentre i tre pakistani erano già stati accompagnati oltre confine dopo l’identificazione. L’operazione aveva fatto seguito all’arresto, avvenuto la notte precedente sempre in prossimità del valico della Maddalena, di un altro passeur di nazionalità indiana. Il conducente era stato sorpreso mentre accompagnava su un furgone otto cittadini extracomunitari diretti verso la Francia: a bordo del mezzo c’erano cittadini pakistani e indiani senza permesso di soggiorno, di cui due minorenni.
 
“Il reato è consumato anche con un passaggio a titolo amicale” ha ricordato il pubblico ministero Alessandro Borgotallo, chiedendo al giudice Giovanni Mocci una condanna a 16 mesi di reclusione e 10mila euro di multa: le modalità del trasporto, ha aggiunto, sono sintomatiche dell’esistenza di un sistema strutturato e del fatto che gli irregolari “fossero soggetti trasportati da un’organizzazione di cui Singh è l’ultimo degli ingranaggi, quello che rischia di più del suo”.
 
L’avvocato difensore Fiammetta Rosso ha invocato per lui la non punibilità per particolare tenuità del fatto: “È incensurato e la condotta non è particolarmente astuta dal punto di vista criminale: è bastata una mail per accertare che l’auto era stata affittata” ha argomentato il legale. Si trattava poi, ha sottolineato, di “un trasporto di soggetti che, pur non titolari di un documento di permanenza, sono in qualche modo già insediati sul territorio comunitario”.

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