CUNEO - In due a processo per un’aggressione agli Ex Lavatoi, il pm chiede la condanna

Uno dei due imputati ha ammesso la violenza, scagionando l’amico. Ma la Procura ritiene entrambi responsabili: “Da loro una voglia irrefrenabile di attaccare briga”

a.c. 24/04/2023 18:50

Si parla di una rissa scoppiata per caso, dove come spesso accade a pagare per l’incoscienza di qualcuno, magari agevolata da qualche bicchiere di troppo, è un malcapitato estraneo. A un 44enne di Boves è accaduto nell’aprile del 2019, dopo una serata agli Ex Lavatoi di Cuneo: calci e pugni da sconosciuti senza nessuna ragione apparente. Risultato, un trauma cranico e facciale e ferite alla mandibola, oltre alla perdita di alcuni denti.
 
Per quella folle aggressione sono finiti a processo due amici monregalesi, E.L. e D.S., entrambi 31enni all’epoca dei fatti. Davanti al giudice E.L. ha ammesso tutta la sua responsabilità, chiedendo scusa per l’accaduto e scagionando il coimputato. Era stato lui da solo, ha detto, a colpire il bovesano: “Quella sera ero agli Ex Lavatoi con il mio amico D.S. e un’altra amica comune. A un certo punto ho avuto un battibecco con alcune persone, per una spallata e qualche sguardo sbagliato. Ho preso uno spintone e sono finito addosso a un altro cliente del locale. Ho pensato che volesse colpirmi e d’istinto gli ho tirato un singolo pugno all’altezza dell’occhio: subito dopo sono stato afferrato dai buttafuori e trascinato fuori dalla discoteca”.
 
Una confessione che tuttavia non ha convinto fino in fondo la Procura, anche perché stride con alcuni elementi della versione offerta dall’altro accusato: quest’ultimo aveva detto di essere intervenuto in aiuto dell’amico - pur “senza picchiare nessuno” - dopo averlo visto attorniato da una decina di persone. In seguito, i buttafuori li avrebbero “protetti” dalle possibili reazioni degli estranei, piuttosto che “trascinati fuori”. Quella di E.L., ha argomentato il pubblico ministero Borgotallo, è una confessione tardiva e non attenua la gravità dei fatti: “Che qualcuno si prenda un pugno per una semplice incomprensione, o per aver guardato male e forse sfiorato o urtato una persona, mi fa inorridire come privato cittadino”. Da parte di entrambi gli imputati, ha aggiunto il procuratore, c’era quella sera “una voglia irrefrenabile di attaccare briga”: “D.S. si è avvicinato per infierire e non per sedare la rissa, colpendo una persona inerme con un pugno e un calcio in faccia. Un gesto vile”. Per entrambi la pubblica accusa ha quindi domandato tre anni e sei mesi di reclusione. Alle conclusioni si è associato l’avvocato Sommacal per la parte civile, chiedendo 10.500 euro di provvisionale e un risarcimento quantificato in 25mila euro.
 
“Che sia un gesto incivile è indiscutibile, ma altrettanto indiscutibile che l’imputato in quest’aula se ne sia reso conto” ha obiettato l’avvocato Melliti, difensore di E.L., domandando al giudice di concedere al suo assistito la scriminante della legittima difesa putativa: “È stato spinto addosso alla persona offesa mentre discuteva con altri. Credendosi minacciato, per reazione istintiva ha tirato un pugno”. Una richiesta assolutoria è giunta anche dall’avvocato Trapani, difensore del coimputato: “D.S. non era lì quando è avvenuta l’aggressione. Nessuno lo ha visto in quel momento, la vittima lo indica perché lo ha notato fuori, insieme all’amico, quando le violenze erano già avvenute”. Il 2 maggio è attesa la sentenza del tribunale.

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