CUNEO - ‘In quel reparto della Michelin i fumi tossici erano tre o quattro volte superiori alla media’

Nell’ennesimo procedimento contro due ex direttori dello stabilimento di Ronchi la consulente dell’accusa afferma: ‘Almeno una decina i tumori dello stesso tipo’

a.c. 23/09/2019 14:46


È un duello che si consuma ormai da anni nelle aule del Tribunale di Cuneo, quello tra i periti della Procura e il collegio difensivo dei due ex direttori dello stabilimento Michelin del capoluogo, già imputati in una lunga serie di processi per morti o lesioni legate a presunte malattie professionali degli operai.

L’oggi 94enne G.B., direttore dell’impianto tra il 1979 e il 1987, e il 75enne R.M., al vertice dal 1987 al 1994, sono ora al centro di un nuovo procedimento intentato a seguito del carcinoma vescicale che ha colpì A.R., dipendente della Michelin dall’ottobre 1971 fino al dicembre 1987.

“Tra i lavoratori della Michelin di Cuneo sono stati riscontrati almeno una decina di casi di carcinomi vescicali di quel tipo” ha ricordato in aula la dottoressa Annalisa Lantermo, ‘storica’ consulente della Procura in vari processi contro l’ex dirigenza dell’azienda. Il periodo critico individuato nel percorso lavorativo di A.R. è quello compreso tra il 1975 e il dicembre 1983, quando l’operaio era addetto alla fabbricazione delle camere d’aria nel reparto Y, collocato dentro al fabbricato 23 nello stabilimento di Ronchi.

A.R., nello specifico, si occupava del montaggio di giunti e portagiunti sulle camere d’aria: un’attività eseguita subito dopo la cottura delle camere d’aria nelle presse. Questa mansione, secondo l’accusa, lo avrebbe esposto a una quantità molto elevata di fumi contenenti sostanze cancerogene, in special modo gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA): “L’addetto non indossava guanti adatti e non era mai stato informato dei rischi a cui lo esponevano i fumi” ha sostenuto inoltre la consulente.

Il campionamento delle polveri effettuato dall’Arpa ha permesso di ottenere un indice indiretto relativo alla presenza di questi fumi di gomma calda: “La quantità di polveri tossiche era di tre o quattro volte superiore a quella registrata in altri reparti dello stesso stabilimento” a detta della dottoressa Lantermo, che ha quantificato questa esposizione in 0,8 nanogrammi di IPA per metro cubo.

“Sostenere che l’esposizione agli idrocarburi policiclici aromatici non abbia correlazione con il tumore alla vescica mi sembra impossibile” ha precisato, rispondendo alle incalzanti domande dei difensori dei due imputati, gli avvocati Giovannandrea Anfora e Alberto Vercelli del foro di Torino. Anche il fatto che A.R. sia stato un fumatore per venticinque anni, come rilevato da questi ultimi, non escluderebbe una possibile responsabilità dell’azienda: “Abbiamo preso in considerazione questo dato ma è chiaro che i due fattori possono sommarsi, e uno non esclude l’altro: può esserci una correlazione lavorativa con i fumi di gomma calda, in presenza di un’evidenza così chiara di esposizione ai fumi”.

Lo scontro, com’è ovvio, si gioca tutto intorno alla definizione della soglia di pericolosità dei fumi: le difese hanno sottolineato a questo proposito che “negli ambienti di vita comune urbana, il limite di accettabilità degli IPA è di 1 nanogrammo per metro cubo, cioè superiore agli 0,8 riscontrati nel reparto Y della Michelin”. Per la dottoressa Lantermo, si tratterebbe comunque di un paragone improprio: “Un conto è l’esposizione che si può registrare in ambienti dove ci si trattiene per un periodo limitato, un altro è quella rilevata in un ambiente di lavoro in cui si trascorrono otto ore al giorno per interi anni”.

Il duello in punta di perizie e misurazioni è quindi destinato a continuare. Finora la tenacia della Procura di Cuneo, e in particolare del pubblico ministero Attilio Offman, nel perseguire gli ex vertici Michelin si è quasi sempre infranta sulle decisioni dei giudici: tutte le sentenze sono state fin qui di assoluzione, con due sole eccezioni inficiate però dall’intervenuta prescrizione. L’ultimo verdetto, per un caso di omicidio colposo, è arrivato nel luglio scorso e ha visto sancire di nuovo la non responsabilità dei due ex direttori. Ma ogni processo, specie in un filone tanto complesso, è destinato a fare storia a sé.

Nel procedimento in corso, la prossima udienza è stata fissata al 29 novembre per l'audizione di un altro consulente, l'epidemiologo Frosignani.

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