BUSCA - Insegue il “rivale” dopo la lite stradale, lui gli punta contro una carabina: condannato

La minaccia con un’arma ad aria compressa è stata sanzionata dal giudice. Il diverbio si era svolto a San Chiaffredo, davanti all’abitazione dell’imputato

Andrea Cascioli 03/07/2025 19:00

Una lite per un sorpasso stradale è all’origine del processo che ha portato alla condanna di un buschese a due mesi di reclusione, per l’accusa di minaccia. L’episodio, risalente al settembre 2023, si era svolto davanti all’abitazione dell’uomo, a San Chiaffredo. “Stavo andando a lavorare, a un certo punto mi ha sorpassato tagliandomi la strada, per poi entrare nel cancello di casa cinquanta metri dopo”: questo l’antefatto secondo l’altro protagonista del diverbio, un 41enne di Dronero. L’acceso scontro verbale, iniziato fuori dal cancello, era proseguito quando anche la compagna del buschese si era affacciata. Dalla porta di casa, a quel punto, l’uomo aveva puntato la carabina: “Urlava ‘vattene via’” ha ricordato il 41enne, ammettendo di aver provocato a sua volta l’altro litigante. Dopo aver chiamato il 112 lui si era rifugiato in macchina, attendendo l’arrivo dei carabinieri. Il maresciallo Stefano Imperatori, all’epoca comandante della stazione di Busca, ha confermato di aver recuperato l’arma tra l’erba del giardino antistante l’abitazione, su indicazione del proprietario stesso: si trattava di una carabina di libera vendita, non soggetta all’obbligo di denuncia. “Il fatto è sicuramente non grave dal punto di vista della dinamica, sia perché l’altro non ha percepito una minaccia, sia perché l’arma in sé era di basso valore potenziale” ha premesso il pm Lucietta Gai, chiedendo comunque una condanna a quattro mesi perché quella in oggetto “è un’arma idonea a produrre lesioni, il che rende la minaccia una minaccia aggravata”. L’avvocato Attilio Martino, difensore dell’imputato, aveva invece chiesto al giudice Francesca Grassi di considerare la condotta dell’uomo scriminata dalla legittima difesa: l’altro automobilista, ha detto, “avrebbe potuto benissimo proseguire, invece ha preferito scendere e fare questioni, immagino in maniera vivace”. A quel punto, ha aggiunto, “ipotizzo che l’imputato, nel vedere questa esplosione di rabbia, abbia cercato di difendersi ed esibito la carabina solo per ottenere che l’altro andasse via”.

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