CUNEO - ‘La droga è mia’, ma la polizia smentisce e il giudice lo condanna

Il pregiudicato albanese si era ‘autoaccusato’ per scagionare il proprietario di un night club di Borgo Gesso, trovato con ingenti quantitativi di marijuana e cocaina

a.c. 21/02/2020 19:55

 
Chi viene accusato di qualche reato di norma tenta di scagionarsi in ogni modo, e non pochi lo fanno chiamando in causa a loro volta altre persone. Non succede spesso che sia invece qualcuno del tutto estraneo alle indagini a presentarsi e assumere su di sé tutte le responsabilità.
 
È quanto aveva fatto nell’aprile del 2018 il cittadino albanese Y.Z., pregiudicato per reati di droga uscito dal carcere solo un mese prima, dichiarando alla polizia di essere il ‘legittimo proprietario’ degli ingenti quantitativi di marijuana e cocaina sequestrati tre mesi prima nella cantina del night club Fantasy di Borgo Gesso. In seguito al ritrovamento il gestore del locale V.B., di nazionalità italiana, era stato arrestato.
 
Il racconto dell’albanese, però, era sembrato fin da subito inverosimile agli agenti della Questura. Tanto da indurli a cestinare quella sospetta confessione e denunciare l’uomo, ritrovatosi a processo per rispondere della singolare accusa di autocalunnia. Il viceispettore che ascoltò la ricostruzione ha testimoniato in aula: “Erano emerse incongruenze su dove fosse stata ritrovata la droga. Y.Z. aveva dato una descrizione del tutto diversa riguardo ai nascondigli e alla quantità di stupefacenti conservata nel sottoscala”. Anche gli altri particolari non quadravano: “Diceva di aver acquistato la droga da un suo connazionale di Torino di cui non voleva fare il nome, ma è risultato che là non aveva contatti e non si era spostato da Cuneo”.
 
Al momento del sequestro, Y.Z. si trovava già in carcere e sosteneva di esserne stato informato da un detenuto marocchino, un certo Yassin: “Altro particolare incongruo, a Cerialdo non c’era nessun recluso che si chiamasse così in quel periodo. La stessa natura dei suoi rapporti con il gestore del night non è stata accertata: si conoscevano, ma non erano certo in confidenza come ha poi affermato Y.Z.”.
 
Il pubblico ministero Raffaele Delpui ha chiesto per lui la condanna a diciotto mesi di reclusione, mentre la difesa si è limitata a domandare il minimo della pena e il riconoscimento dei benefici di legge. Al termine del processo, Y.Z. è stato riconosciuto colpevole e condannato a un anno di carcere.

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