CUNEO - La veterinaria denuncia una ex cliente: “Mi ha accusata di aver lasciato morire il suo cane”

Un post su Facebook all’origine dell’accusa di diffamazione contro una giovane. Lei si difende: “Era una recensione”

a.c. 16/01/2023 18:18

Una recensione sulla pagina Facebook di una clinica veterinaria cuneese è all’origine della denuncia per diffamazione, presentata dalla titolare contro una ex cliente.
 
La veterinaria ha spiegato di aver sporto querela perché veniva tacciata di non aver svolto bene il suo lavoro e di aver provocato la morte di un animale, “con tanto di foto prese dai nostri post precedenti e con il mio nome e cognome indicato”. I fatti risalivano a un paio d’anni prima, ma la dottoressa ritiene che a provocare la reazione fosse stata una sentenza del giudice di pace, con cui era stato ingiunto alla giovane di pagare quanto dovuto: “Quando ha ritirato la salma del cane ci ha lasciato un acconto, dicendo che avrebbe saldato il resto. Abbiamo aspettato mesi prima di ricontattarla, dopo vari scambi ci ha detto che non meritavamo di essere pagati”.
 
La giovane, ha ricordato, si era presentata il giorno di Ferragosto con il suo cane, in grave stato di shock: “Era in condizioni già critiche ed è deceduto in clinica nella serata. Avevo avvisato la proprietaria del peggioramento e il mattino dopo le ho comunicato il decesso. Oltre alla visita ho eseguito gli esami del sangue e ho messo in atto tutte le manovre per provare a salvarlo”. Circa le cause della morte, la specialista ha affermato: “La proprietaria ci aveva detto che accusava vomito e dissenteria da almeno un paio di giorni. Nonostante le cure intensive, non è riuscito a riprendersi”. A distanza di tempo, la decisione di denunciare il mancato pagamento: “Quando le situazioni non si risolvono in modo positivo effettuiamo uno sconto sulla parcella, però le prestazioni le avevamo effettuate”.
 
L’imputata, classe 1999, residente in un piccolo centro della val Maira, si è difesa spiegando di aver pubblicato due diversi post su Facebook, uno dei quali era una recensione pubblica con la quale intendeva far conoscere la sua personale esperienza: “È stata una situazione spiacevole perché non so di cosa sia morto il mio cane, non mi è stato dato nessun referto. Non è assolutamente vero che abbia detto che stava già male da due giorni. Fino a metà pomeriggio stava benissimo, poi è diventato più mogio: quando ha smesso di bere l’ho portato in clinica, erano le undici e mezza di sera”. La recensione, ha precisato, non era comunque collegata alla causa dal giudice di pace: “Non sapevo ancora della sentenza quando ho scritto”. “Parlando con altri professionisti - ha aggiunto - mi hanno detto che quella non è la procedura da tenere, avrei preferito restare tutta la notte in sala d’attesa o valutare l’eutanasia”.
 
La dottoressa ha detto di aver saputo che anche altri clienti erano rimasti colpiti in modo negativo da quei giudizi: “Ha scritto che lo abbiamo lasciato morire tra atroci sofferenze. Una cosa svilente e che ci abbatte, perché per noi il benessere dell’animale viene al primo posto”. “Non era mia intenzione creare danni all’azienda, se tornassi indietro non lo farei” ha precisato l’imputata.
 
L’8 maggio il giudice ascolterà l’ultimo testimone, prima della conclusione dell’istruttoria.

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