ROASCHIA - L’addio a Beppe Ghibaudo: “Pinoulin” era l’ultimo pastore transumante di Roaschia

Lo storico “grata”, nato nel 1939, aveva continuato a praticare la pastorizia fino agli anni Novanta. Ma non ha mai smesso di lottare per difendere le sue montagne

in foto: Pinoulin Ghibaudo all'epoca negli anni da pastore

Redazione 19/12/2023 20:15

Era l’ultimo dei “grata”, i pastori transumanti di Roaschia. Beppe Ghibaudo, per tutti Pinoulin, si è spento lunedì 11 dicembre all’età di 84 anni. Era nato durante i lunghi spostamenti con il gregge a Breme (Pavia) il 18 maggio 1939. Per buona parte della sua vita ha praticato la pastorizia, seguendo la tradizione di un paese che per secoli è stato abitato per metà da contadini stanziali (i “uvernenc”) e per metà dai pastori detti “grata”, così chiamati perché in autunno lasciavano la montagna e, caricate donne e figli su un “cartoun”, scendevano con il loro gregge di pecore roaschine giù verso il Monferrato e poi ancora oltre, fino alla Lomellina, “rubando erba” lungo gli argini dei fiumi... e talvolta nei prati incustoditi. In primavera, poi, ritornavano verso le montagne.
 
Beppe aveva condotto un gregge assieme al fratello dalle Alpi alla grande pianura con il sistema del pascolo vagante: poi nel '97, ricordava lui stesso, “con il cuore in gola e le lacrime che mi segnavano il viso, ho detto basta, mi sono arreso”. Ma Pinoulin, ricordano oggi i suoi amici, non si è mai davvero arreso: “Ha continuato fino alla fine con forza ad intervenire ovunque per difendere la causa dei pastori e dei montanari. Contro il lupo, contro la burocrazia assurda, contro questo mondo globalizzato che vuole cancellare chi ‘sent marì’, che è contro corrente”.
 
Queste le parole che aveva scritto per il suo commiato dal mondo: “Ai vourgù ben a tanta gent e a mies mountagnes, al me pais, a lou Mounfrà. Ura mountagnou a me ultima pastura” (“Ho amato il mondo, tanta gente, il mio paese, il Monferrato. Adesso faccio la mia ultima transumanza”).
 
 
È stato un sogno fatto in una brutta notte piovosa. Non so se un giorno il pastore Pinoulin si incammina per la sua ultima trasumanza seguito dalle sue bellissime pecore rouaschine e dai suoi bravi cani Linda, Beta e Mouret che non lo hanno mai abbandonato e sta cercando un prato bello con praterie a vista d’occhio e erba bella verde e buona e, se la trova con una sorgente limpida si ferma, si siede su una pietra e si garda in giro, con i suoi animali che gli fanno da circolo sorride molto felice.
 
Vicino c’è una bella stella alpina, un fiore di genzianella, una pianta di lavanda, sotto il rododendro c’è una marmotta con i suoi piccoli e lo saluta con un fischio, la pernice bianca e il gallo forcello lo guardano curiosi. Su una roccia un bel camoscio e in alto il “re” stambecco che domina lo spazio come l’aquila dal cielo controlla tutto.
 
Il pastore Pinoulin vicino alla fonte, dalla manica della giacca tira fuori una pagnotta e con del suo formaggio si mette a mangiare tranquillo; finito, piega la giacca sotto la testa, il cappello su un orecchio e con un sorriso sotto i baffi si mette a riposare tranquillo perché in quel posto da sogno non c’è il lupo e lui e i suoi animali sono al sicuro.
 
E sogna i suoi cari che sorridenti gli vengono incontro con le braccia aperte per stringerlo per sempre con loro.
 
Beppe Ghibaudo
 
 
L’es està en sogn fèt en na bruta nuèt que piouvìa. Sè neun si en dì lou grata Pinoulin a s’encamina per l’ultima vira per mountagnar coun i soues belles fées rouaschines e i sèi brau chan Linda, Beta e Mourèt que l’an neunt mai abandounà e al ista sercanda en bel prà a vista d’eui e na bela èrba vèrda e bona. E se trova na dours poulìa e fèrma, a se seta su na pera e se buca en vir coun i soues besties que li fan coumpagnia. Al grigna countent. Dapé i à na bela stèla alpina, na fiour ‘d gensianella e na pianta d’isop. Etchout a l’artesin i à na marmotta coun i sèi cheut que lou salutten coun en subi, la pernis bianca, lou fasan et mountagna lou buquen curious.
 
Su en bel bec i à en chamous e etchoure la i à n’estambec que domina tout couma l’acouila dal chel countrola tout.
 
Lou grata Pinoulin dapé a la dours, da la magna dal courpèt tira fora na pagnotta coun en toc et touma. Al se butta a manjar trancouil. Finì a piega lou courpèt etchouta la testa, lou chapel sus a n’oureuia e coun en grign etchout ai barbis a s’buta a dreumi trancouil perquè en que post da sogn i à neunt lou lou  e i soues besties soun al sicur.
 
E ar sogna i sèi que grignant i venen encountra coun i bras druèrt per embrassalou per sempre coun lour.
 
Jusep Pinoulin

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