ROCCAVIONE - Lanciò un tronco ai carabinieri che lo avevano fermato per droga: condannato un roccavionese

Il 54enne era imputato insieme al figlio per possesso di stupefacenti e resistenza. Per sfuggire ai controlli si era dato alla macchia nei boschi, ferendo un inseguitore

a.c. 22/09/2020 16:54

 
Nel corso di un’operazione antidroga coordinata dalla Compagnia Carabinieri di Borgo San Dalmazzo, con il supporto del Nucleo Investigativo di Cuneo, era stato bloccato insieme al figlio e a un amico a bordo di un’auto, mentre si dirigeva verso la sua abitazione in una borgata di Roccavione.
 
P.C., allora 53enne, e il figlio J.C., 27 anni, erano già entrati nel ‘mirino’ dei militari da un po’ di tempo come sospetti spacciatori. Nella tarda mattinata del 30 maggio 2019, P.C. era stato visto cedere una dose di stupefacenti a un giovane nel centro di Roccavione, ma gli uomini dell’Arma non erano riusciti a intercettare il presunto acquirente. Poco dopo l’uomo si era allontanato insieme al figlio e al loro cane, salendo sull’auto di un conoscente che avrebbe dovuto riportarli a casa.
 
Era stato a quel punto che i carabinieri avevano deciso di agire fermando la vettura e chiedendo ai suoi occupanti di scendere: “P.C. stava masticando qualcosa: quando gli ho chiesto di cosa si trattasse, si è sfilato la dentiera e mi ha spinto contro la macchina. Poi si è messo a correre verso il bosco” ha testimoniato in tribunale uno dei militari intervenuti. Insieme a un collega il carabiniere aveva rincorso il fuggitivo ma quest’ultimo era riuscito a far perdere le proprie tracce facendo rotolare un tronco verso i suoi inseguitori. Uno dei due, colpito alla caviglia, aveva dovuto fermarsi. Solo pochi giorni dopo P.C. sarebbe stato rintracciato in un bar del paese e arrestato.
 
Anche suo figlio J.C. aveva cercato di sottrarsi al controllo, ma con meno fortuna: il carabiniere a cui aveva assestato una spallata nel tentativo di fuggire lo aveva subito bloccato. Nell’abitazione di famiglia, le unità cinofile avevano rinvenuto circa 90 grammi di hashish, 2 grammi di marijuana, 0,21 grammi di cocaina e altro materiale utile per il confezionamento e la pesatura delle dosi, oltre a tre coltelli a serramanico e un tirapugni. Durante la perquisizione era stata sequestrata anche un’agenda con varie cifre segnate: secondo gli inquirenti, annotazioni relative allo smercio di droga.
 
In mattinata si è svolto l’atto conclusivo del procedimento a carico dei due imputati. Per il padre, chiamato a rispondere di detenzione a fini di spaccio di stupefacenti, resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e detenzione abusiva di armi, il pubblico ministero Gianluigi Datta ha chiesto la condanna a due anni e sei mesi. Un anno e sei mesi la pena richiesta per il figlio, imputato per la detenzione di droga e per resistenza. In difesa di P.C. l’avvocato Enrica Di Ielsi ha rilevato contraddizioni nelle testimonianze dei carabinieri, specie in merito all’uso del tronco come ‘oggetto contundente’: “Nessuno dei militari riferisce di aver visto l’imputato prendere il tronco e lanciarlo”. Stessa cosa per il presunto scambio di droga a Roccavione: “I carabinieri hanno dichiarato di non aver visto passaggi di denaro né di stupefacenti”. Per J.C. l’avvocato Shelley Delpiano ha chiesto l’assoluzione ritenendo non provato sia il concorso nella detenzione di droga sia il tentativo di fuga.
 
Il giudice Sandro Cavallo ha infine condannato P.C. a un anno di reclusione e 1500 euro di sanzione, riqualificando il reato di spaccio in semplice possesso di droga. Il figlio J.C. è stato condannato a sei mesi e quindici giorni di reclusione, con pena sospesa, per la sola resistenza a pubblico ufficiale. Assoluzione invece per quanto riguarda la detenzione di stupefacenti nell’abitazione.

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