CENTALLO - L’auto rubata fu rivenduta a una coppia di Centallo: nessun colpevole in tribunale

Erano accusati di truffa e riciclaggio l’intermediario dell’affare e i due venditori, padre e figlio. Uno degli imputati era all’epoca luogotenente della Finanza

a.c. 09/02/2023 17:35

Tre accusati e nessun colpevole per la vicenda dell’automobile rubata e rivenduta a un’ignara coppia di Centallo. Lo ha stabilito il tribunale di Cuneo mandando assolti sia l’intermediario della compravendita, P.P., sia gli intestatari della vettura M.N. e S.N., padre e figlio.
 
La denuncia era partita quando i compratori, marito e moglie albanesi, si erano resi conto che l’Alfa Romeo Giulietta da loro acquistata nell’ottobre 2016 non era ciò sembrava. Non si trattava cioè di una normale auto usata, acquistata tramite la mediazione di un cugino residente nel Lazio, ma di una vettura rubata. La revisione in officina aveva portato infatti a scoprire un numero di telaio difforme da quello indicato nel documento di circolazione. Il codice era stato occultato sotto uno strato di sostanza gommosa ed era riferito a un altro veicolo Alfa Romeo, a carico del quale pendeva una denuncia per furto presentata a Roma nell’ottobre 2015 da una società di autonoleggio. A conferma di ciò, gli agenti della Polizia Stradale avrebbero in seguito constatato che tutti i vetri del veicolo riportavano come data di costruzione il 2013. Una circostanza che faceva pensare si trattasse proprio dell’auto rubata, immatricolata nel 2014, piuttosto che di un mezzo immesso in circolazione nel 2011 come riportavano i documenti ufficiali.
 
L’autrice della querela ha spiegato di aver acquistato il veicolo per la somma di 8mila euro, consegnandone 6mila in nero a S.N. che era giunto a Fossano per concludere la trattativa. Poiché in un periodo successivo al furto l’auto era stata intestata anche a suo padre M.N., all’epoca luogotenente della Guardia di Finanza e già coinvolto in altre indagini, i due si sono ritrovati a processo insieme all’intermediario, loro amico di famiglia. È emerso fra l’altro che nel novembre 2015, un mese dopo il furto, il veicolo era stato coinvolto in un incidente a Fiano Romano: M.N. era indicato come guidatore, ma la sua difesa sostiene che il sinistro fosse in realtà una truffa organizzata da P.P. che aveva in uso l’auto (la persona indicata come conducente dell’altro veicolo era infatti una donna tetraplegica, conoscente di P.P.).
 
Il sostituto procuratore Mario Pesucci aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati, quantificata per l’intermediario P.P. in due anni e otto mesi e per gli intestatari M.N. e S.N. rispettivamente in due anni e otto mesi e in quattro anni e sei mesi. Secondo il pm gli accusati non potevano ignorare, a prescindere da chi avesse “sostituito” il numero di telaio, che si trattasse di un’auto rubata: “M.N. in quanto appartenente alla Guardia di Finanza non poteva essere all’oscuro di tutto. Ancor più grave la posizione del figlio che opera nel settore del commercio di auto usate all’ingrosso”.
 
Tesi sposate anche dal difensore di P.P., l’avvocato Mauro Cristofori, il quale escludeva però che la truffa fosse stata operata dall’assistito: “Non vi è la minima prova, a parte la dichiarazione dei coimputati, che l’auto sia stata sostituita da P.P. a seguito di un sinistro a lui occorso. Lui ha invece avuto un ruolo nella compravendita, perché ha fatto da intermediario con un cugino”. L’avvocato Dario De Caprio, difensore di M.N. e di S.N., ha invece ribaltato l’assunto: “L’auto è stata venduta per il tramite di P.P.: non si può contestare anche la truffa ai coimputati, dato che non conoscevano nemmeno gli acquirenti”. Il legale dell’ex finanziere e del figlio ha portato all’attenzione dei giudici le vicende legate all’incidente: “Per M.N. quella non era l’auto principale e l’aveva prestata all’amico: all’ultima revisione tutto era in regola. Il sinistro non è sicuramente accidentale e non è un episodio marginale, perché ha permesso di camuffare un’auto con un’altra”.

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