CUNEO - L’autorimessa a San Benigno nascondeva un macello islamico illegale: un uomo a processo

È accusato di uccisione e maltrattamento aggravato di animali il marocchino identificato insieme a cinque connazionali, durante la festa del sacrificio del 2017

a.c. 07/04/2021 17:46

 
Gli agenti della Questura e della Polstrada lo avevano fermato insieme ad alcuni connazionali marocchini, tra cui un minorenne, in un’autorimessa di San Benigno, nel comune di Cuneo.
 
Secondo le accuse M.K. avrebbe partecipato assieme agli altri a una macellazione conforme ai dettami islamici. In quei giorni, l’inizio di settembre del 2017, si celebrava infatti la festa del sacrificio (Id al-Adha), una delle ricorrenze più importanti nel mondo musulmano. Le forze dell’ordine erano intervenute a seguito di una segnalazione riguardante l’insolito viavai di auto in quel capannone: il sospetto era che vi si svolgesse un traffico di auto rubate o di pezzi di ricambio.
 
Arrivati sul posto, si erano trovati invece in una sorta di macello improvvisato: un montone era stato decapitato e appeso con una corda al soffitto, mentre altri due capi giacevano a terra sgozzati. Nella rimessa c’erano anche tre ovini ancora vivi, due dei quali erano incaprettati. Le persone presenti, riferiscono gli agenti, si erano mostrate da subito collaborative e avevano fornito i propri documenti: era stato quindi possibile identificare M.K. e altri tre maggiorenni, H.E.M. (il locatario dell’immobile, classe 1984), H.E.K. (classe 1980) e A.G. (classe 1960). Un altro coimputato, Y.E.K. (classe 1982), non si trovava sul luogo in quel momento ma è comunque stato chiamato a rispondere dei reati contestati. Tutti loro sono già stati processati per uccisione a maltrattamento aggravato di animali e condannati in primo grado alla pena di otto mesi di reclusione. Il solo M.K. è sottoposto a un procedimento separato.
 
Circa il fatto che gli animali non fossero stati storditi prima di essere uccisi, come prevede la normativa, ha testimoniato il veterinario dell’Asl Claudio Enrici: “Ci sono vari sistemi per ottenere lo stordimento che passano tutti attraverso la perforazione del cranio, ma questi esemplari avevano la testa integra. In ogni caso, il luogo era comunque inidoneo alla macellazione”. Benché nessuno dei presenti indossasse camici o vesti particolari, il sangue fresco a terra, la presenza di un animale appeso e scuoiato e i coltelli lasciavano pochi dubbi circa il fatto che la macellazione fosse avvenuta in quel luogo.
 
Il processo contro M.K. è stato rinviato al 16 giugno per l’eventuale esame dell’imputato e la discussione.

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