CUNEO - Le mucche sconfinano nel Parco Fluviale, l’allevatore finisce a processo

Da un controllo della Forestale a Bombonina è partita la denuncia: gli animali avevano brucato fiori di origano e timo che servono a una specie rara di farfalle

a.c. 08/06/2022 17:51

“Può il batter d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”: se lo chiedeva nel 1972 il meteorologo Edward Lorenz, primo a introdurre lo studio del cosiddetto “effetto farfalla”.
 
Si tratta di un fenomeno, noto alla fisica e alla matematica, in forza del quale si ipotizza che piccole variazioni nelle condizioni iniziali di un sistema possano produrre grandi variazioni a lungo termine. Di certo c’è che le farfalle hanno avuto una parte non irrilevante nella concatenazione di eventi che ha portato a processo il 44enne W.B., un margaro originario di Limone Piemonte.
 
L’allevatore ha un accordo con il proprietario di un fondo situato nella frazione cuneese di Bombonina, all’interno del Parco Fluviale di Gesso e Stura. Per alcuni mesi dell’anno la sua mandria staziona su quel terreno, adibito a pioppeto, assicurandone la pulizia dalle erbacce e la concimazione naturale. Un affare vantaggioso per entrambi, almeno fino a quando, nel giugno del 2019, i carabinieri forestali si sono presentati da W.B. per notificargli una denuncia: pascolo abusivo e deturpamento di cose altrui, i due reati ipotizzati. Ma cosa è accaduto? Semplicemente che i militari, durante un controllo, hanno riscontrato lo sconfinamento delle mucche in un’area comunale.
 
Non un prato qualunque, però, bensì una zona dove si riproduce la farfalla Maculinea arion, specie rara e soggetta a tutela, che si ritiene sia presente in Piemonte solo nel Parco Fluviale. La Maculinea arion è assai compromessa a livello europeo ed è caratterizzata da un ciclo biologico molto complesso e curioso. Questo lepidottero infatti depone le uova solo su fiori di origano e timo selvatici. Qui avvengono i primi tre stadi evolutivi, fino a che il bruco non si lascia cadere al suolo. A quel punto lo attende l’incontro con una precisa specie di formica, la quale lo raccoglie e lo ospita nel proprio nido. Dopo essersi nutrita e sviluppata, verso la fine di giugno, la farfalla esce dal nido di formiche.
 
Di tutto ciò si è parlato in tribunale nell’udienza odierna del procedimento penale contro il proprietario dei bovini, rei di aver brucato proprio lì dove nascono le farfalle. Il padrone del fondo privato adiacente, sentito come testimone, ha spiegato che tra la sua proprietà e il terreno comunale non esistono recinzioni, ma W.B. è solito stendere un filo elettrico per evitare che le mucche possano allontanarsi troppo. Il filo, a quanto pare, quel giorno non era al suo posto: “Succede spesso che venga abbattuto da chi passa in moto o in bicicletta, oppure dagli animali selvatici: non i cinghiali ma i caprioli, ce ne sono parecchi”.
 
Il pubblico ministero Alessandro Borgotallo ha comunque ritenuto inconsistenti gli elementi raccolti a carico dell’imputato: “Il danno patito dal Comune di Cuneo è risibile: le mucche hanno mangiato un po’ di origano. Non c’è il dolo e nemmeno una colpa specifica da parte dell’allevatore”. Alla richiesta assolutoria, com’è ovvio, si è associato l’avvocato Antonio Tripodi che rappresentava il margaro.
 
Il giudice Anna Gilli ha infine pronunciato una sentenza assolutoria perché il fatto non costituisce reato.

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