CUNEO - ‘Le transenne avrebbero potuto evitare l’investimento mortale alla Michelin’

Nel 2016 l’autista Salvatore Migliore era stato travolto da un tir. Ora l'ex direttore dello stabilimento di Ronchi e un dirigente devono rispondere di omicidio colposo

a.c. 04/03/2020 08:05

 
Si sarebbe forse potuto evitare con “una semplice misura tecnica” il tragico incidente che costò la vita a un autotrasportatore all’interno dello stabilimento Michelin di Ronchi, nel pomeriggio del 7 marzo 2016.
 
Questa, almeno, è l’opinione del perito della Procura, l’ingegner Massimo Ferrero, che assieme ai tecnici dello Spresal e al consulente della Michelin ingegner Fenocchio ha ricostruito la dinamica dell’investimento. Salvatore Migliore, autotrasportatore 62enne originario di Pisa, quel giorno si trovava a Cuneo per una consegna. Insieme a un collega aveva appena preso un caffè nel punto ristoro sul piazzale di scarico e si accingeva a tornare verso il suo camion, quando un tir guidato da un autista polacco lo aveva travolto e trascinato per otto metri. Inutile il ricovero al CTO di Torino, dove sarebbe deceduto il giorno seguente.
 
Dai rilievi è emerso come sia l’investitore che la sfortunata vittima avevano commesso evidenti imprudenze. Al camion mancava uno specchietto laterale e un pianale collocato sul cruscotto limitava in parte la visibilità del conducente. Migliore invece stava percorrendo il piazzale lontano dall’attraversamento pedonale e stando alle testimonianze potrebbe essersi distratto guardando il cellulare.
 
Sia l’investitore che il suo datore di lavoro hanno patteggiato una condanna. La Procura di Cuneo però ritiene che anche alcune presunte falle nella sicurezza della Michelin abbiano giocato una parte essenziale e ha perciò chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per omicidio colposo del direttore dell’impianto di Ronchi S.M. e del dirigente G.C., responsabile dei servizi di manutenzione. All’indomani dell’incidente, i funzionari dello Spresal avevano rilevato il cattivo stato della segnaletica sul piazzale: “Nessuna cartellonistica stradale indicava la presenza di pedoni e le strisce erano talmente sbiadite da risultare illeggibili”.
 
A detta del consulente dell’accusa, tuttavia, “non c’è un nesso tra la segnaletica poco visibile e l’investimento, perché la vittima era un frequentatore abituale dello stabilimento” e dunque era al corrente dell’obbligo di attraversare sulle strisce. Ciò che invece avrebbe potuto rappresentare una contromisura efficace - e forse scongiurare la tragedia - è piuttosto “l’apposizione di semplici transenne, barriere jersey o simili, per impedire attraversamenti fuori dalle strisce. Cosa che in effetti è stata poi realizzata”. Se è palese che il pedone non avesse rispettato le norme fornitegli dall’azienda, conclude Ferrero, è altrettanto vero che “Michelin deve controllare se le regole interne che si è data vengano davvero rispettate”.
 
Nell’ultima udienza sono stati ascoltati anche alcuni dipendenti del servizio tecnico di Michelin e dell’azienda esterna a cui erano appaltati i lavori di manutenzione. È emerso che al momento dell’incidente non erano ancora stati effettuati sopralluoghi sul piazzale, in parte coperto dalla neve. Nella stagione invernale, inoltre, gli interventi di rintinteggiatura delle strisce sono sconsigliati a causa delle basse temperature e del frequente passaggio di mezzi spazzaneve e spargisale.
 
Il processo è stato rinviato al 24 aprile per l’ascolto dei residui testi del pm e dei testimoni a difesa.

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