LIMONE PIEMONTE - “Limone era la perla delle Alpi marittime, oggi se ne parla per i furti nel cantiere”

Al processo sui lavori del Tenda bis parla il sindaco Riberi: “Grave danno d’immagine dopo lo scandalo. Dai francesi sentiamo dire che ‘les italiens’ sono sempre i soliti”

Andrea Cascioli 21/05/2021 18:15

 
Limone Piemonte come Scampia? Senz’altro un paragone azzardato, ma il fatto che oggi risuoni in un’aula di tribunale dà l’idea dell’esasperazione che amministratori, albergatori ed esercenti stanno vivendo.
 
Rabbia e sconforto per le lungaggini dei lavori sul raddoppio del Tenda, i rimpiattini politici, perfino i rovesci della sorte che contro la val Vermenagna si è accanita con la tempesta Alex dello scorso ottobre, cancellando ogni residuo collegamento transalpino. Ma è soprattutto il profondo senso di ingiustizia subita a dominare nelle parole dei testimoni di parte civile chiamati a rappresentare il sentire collettivo dei limonesi, nel processo per i lavori del Tenda bis.
 
L’istruttoria è a carico di cinque dirigenti e operai della Grandi Lavori Fincosit, l’azienda genovese vincitrice dell’appalto nel 2012 e affossata nel maggio di cinque anni dopo dal decreto di sequestro della Procura di Cuneo. Nel mezzo, sostengono gli inquirenti, era successo di tutto, tranne quello che ci si sarebbe aspettati e cioè un avanzamento significativo nei lavori di scavo. La Guardia di Finanza ritiene in particolare di avere accertato un traffico di materiali da cantiere (centine per il sostegno della galleria, piedritti, tondini) rivenduti come “rottami ferrosi” a varie ditte di recupero: appena scaricate a Limonetto, le centine venivano tagliate e sparivano. La compravendita di circa 212 tonnellate di ferro avrebbe fruttato ai suoi artefici non meno di 23mila euro, stando ai soli quantitativi accertati, sebbene gli investigatori ritengano che i guadagni illeciti superino in realtà i 100mila euro.
 
Un danno patrimoniale per lo Stato italiano e per quello francese che finanziavano i lavori, ma anche - sostengono le parti civili - un colpo tremendo all’immagine della più nota località turistica delle valli cuneesi. “È come per Scampia” azzarda il sindaco in carica Massimo Riberi, chiarendo subito dopo a cosa si riferisca: “Il nome di Limone veniva collegato alle montagne, agli impianti da sci: adesso se ne parla per i furti di ferro. Soprattutto dal lato francese, dove sento dire che ‘les italiens’ sono sempre i soliti”. Una recriminazione eccessiva? Non secondo il primo cittadino di un paese di 1.469 abitanti che d’estate supera le 30mila presenze e che nelle feste di Natale arriva a toccare addirittura i 40mila turisti: “La percentuale di residenti che dipendono dal settore turistico - spiega Riberi - va dal 90% al 95% del totale, se consideriamo insieme agli albergatori e ai commercianti le oltre 7200 seconde case per cui lavorano artigiani, idraulici ed elettricisti”. Per tutti costoro il blocco del cantiere e la riassegnazione dei lavori è stata una doccia fredda: “All’indomani del sequestro le persone avevano paura a passare, temendo anche possibili ripercussioni sulla sicurezza della vecchia galleria”.
 
Pier Paolo Ballarè, direttore della scuola di sci di Limone e amministratore della società Lift che gestisce gli impianti di risalita, stima che il calo di fatturato provocato dal mancato raddoppio della galleria nei tempi previsti si possa quantificare in 100mila euro all’anno: “Ogni anno la nostra scuola accoglie circa 25mila allievi, da un 30% a un 50% di loro acquistano materiale da sci nei negozi del paese e della val Vermenagna”. In termini percentuali, azzarda Ballarè, i liguri rappresentano circa il 40% degli sciatori, mentre dalla Francia i flussi variano molto in funzione della stagionalità: “Di base sono un buon 30% delle presenze, ma arrivano fino all’80% a febbraio in occasione delle vacanze scolastiche nel loro Paese”. Per Davide Zidda, titolare dell’hotel Marguareis e rappresentante degli albergatori di Limone, le perdite più gravi sono quelle legate alla credibilità della proposta turistica: “Alcuni clienti hanno perso fiducia nel sistema Limone: il rischio è dover continuare nel tempo a ripescare clienti che erano già nostri e che ora si dirigono altrove”. Francesi e monegaschi, in particolare, ovvero quelli dotati di maggiore capacità di spesa: “Quello che è successo - confessa Zidda - è rimbalzato sulla bocca di tutti. Come paese siamo a terra”.
 
La stessa sintesi che il sindaco Riberi ha offerto al giudice: “Continueremo a essere la perla delle Alpi Marittime, ma c’è stato un danno d’immagine”. Venerdì prossimo a salire sul banco dei testimoni saranno i testimoni convocati dalla difesa di Antonino Froncillo, il direttore tecnico del cantiere Tenda bis. Poi toccherà a quelli delle altre difese per il completamento dell’istruttoria.

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